Blanc de Moregex et de La Salle
Morgex e La Salle sono due paesi inerpicati sulle pendici del Monte Bianco che danno il nome ad un grande vino della Valle d’Aosta: Blanc de Morgex et de la Salle.
Come si intuisce dal nome, le influenze sono decisamente francesi su questo territorio, poiché si trova ad Ovest della regione, lungo il confine con la Francia: è un vino bianco che nasce da uve Prié Blanc. Morgex è l’ultimo comune della vallata creata dalla Dora Baltea dedito alla viticoltura ad essere vitato, dandogli il primato di vino fatto con le uve più alte d’Europa. Dopodiché solo montagna. La Valle d’Aosta è infatti una regione molto particolare per la viticoltura, i terreni piuttosto pianeggianti lungo il fiume sono esposti una parte a Sud, ottimi per l’uva, ed una parte a Nord, dove la viticoltura si sviluppa meno. Qui il forte sole e le escursioni termiche la fanno da padrona, obbligando ad un sistema di allevamento che vede le piante sollevarsi dal terreno da un minimo di 50 cm ad un massino di 130, sotto forma di pergola, per proteggere i grappoli durante la notte e dare più resistenza alla struttura sotto il peso della neve. Ad aiutare l’allevamento ci sono anche i muretti dei terrazzamenti, che caratterizzano il paesaggio della regione e sono funzionali nell’immagazzinare calore durante il giorno e rilasciarlo nella notte.
STORIA
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La presenza della vite, o vite “Aminea”, nella Valle d’Aosta sembra attestarsi già intoro al III millennio a.C., ma la viticoltura prende realmente piede nel VIII sec. a.C., periodo in cui gli scambi commerciali ed i rapporti con le popolazioni limitrofe favoriscono lo sviluppo di alcune tecniche di coltivazione, oltre alla diffusione di conoscenze vitivinicole più evolute. I Galli hanno visibilmente influenzato non solo questo campo della cultura della Valle d’Aosta, si veda l’utilizzo delle botti di legno ad esempio, ma anche la lingua, i cui dialetti odierni ne sono ampia testimonianza.
Tuttavia i recenti studi affermano che per parlare di vero impianto di vigna ad Aosta si deve attendere l’epoca tardo romana, in cui con diversi autori riferiscono di “vino delle Alpi”.
Il Medioevo ha fatto poi seguire una particolare politica per cui si prevedeva la coltivazione a uva obbligatoria di una parte dei possedimenti: ogni affittuario aveva a disposizione due parti di bosco di cui una doveva essere necessariamente dedicata alla coltivazione dell’uva. Questo binomio “bosco-vigna” è stato fondamentale per il sistema di allevamento, in quanto il legno era necessario per il sostegno delle viti e precursore di quella che oggi è chiamato “l’allevamento a pergola”.
Tra l’XI e il XIII secolo in alcuni documenti di compravendita si inizia a parlare di Blanc de Morgex et de La Salle e di zone attualmente presenti nella DOC.
Oggi la DOC Valle d’Aosta gode della mutazione paesaggistica data dai terrazzamenti, creati già nel Medioevo per consentire sussistenza alla popolazione e sviluppo delle attività agricole. Si è ad ogni modo favorito il reimpianto di varietà autoctone, a discapito di quelle internazionali.
LEGISLAZIONE
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La Denominazione di origine controllata Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste nasce nel 1971 ed è stato ripresa per alcune modifiche e specificazioni diverse volte, tra cui nel 2008 e nel 2011.
I vini e le tipologie previste da disciplinare interessano un po’ tutta la produzione di vini della regione. Per quanto riguarda il Blanc de Morgex et de la Salle abbiamo quanto segue:
- BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE
- BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE SPUMANTE O MOUSSEUX
- BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE VENDEMMIA TARDIVA O VENDANGE TARDIVE
Lo spumante può essere commercializzata in:
- EXTRA BRUT
- BRUT
- SEC
- DEMI SEC
- PAS DOSE’
Le uve impiegate provengo al 100% dal Prié Blanc e la vinificazione si differenzia a seconda della tipologia.
Il tenore alcolico deve raggiungere almeno i 9% vol per ottenere la denominazione e per la tipologia “vendemmia tardiva” deve esserci un parziale appassimento delle uve in pianta, oltre ad un affinamento di almeno 6 mesi dal 1 dicembre dell’anno della vendemmia.
La tipologia ferma può essere immessa sul mercato a partire dal 1 dicembre dell’anno della vendemmia, mentre lo spumante deve attende almeno 12 mesi per la messa in commercio.
VINIFICAZIONE
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Tra i vini valdostani, la particolarità di questo vitigno cosiddetto a ciclo breve fa sì che la vendemmia avvenga piuttosto presto rispetto alle altre uve della regione. Oltre a questo, si dovrebbe pensare a come e dove crescono le viti di Prié Blanc: terrazzamenti, altezza dei filari, temperature sono tutti fattori che contribuiscono a definire questo tipo di viticoltura eroica o anche estrema. Per vendemmiare, infatti, i raccoglitori si devono spesso stendere sul dorso per poter infilarsi sotto i filari.
La vinificazione avviene in bianco con una resa in vino al massimo del 70%, per la tipologia “vendemmia tardiva” del 45%. Possono essere previste a seconda delle cantine delle macerazioni pellicolari, o anche affinamento sulle fecce, per ottenere un vino più carico di aromi, colore e intenso in bocca. La fermentazione alcolica avviene a temperatura controllata, spesso ad opera di lieviti autoctoni.
Per la tipologia spumante, la rifermentazione prevista da disciplinare è quella del metodo classico, ossia naturale in bottiglia, con permanenza sui lieviti per un minimo di 9 mesi.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
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Il Blanc de Morgex et de La Salle si presenta con la veste spesso tipica dei vini di alta montagna: un colore timido, giallo chiaro, con riflessi tendenti al verdolino, che già fanno intuire una certa acidità e freschezza sia al naso che al palato. E proprio dal suo aspetto e dalla scorrevolezza che il vino ha sulle pareti, non ci si aspetterà una possente struttura.
Quando i suoi aromi e profumi arrivano al naso, immediata è l’immagine di una camminata in montagna in piena estate in un campo ricco di fiori, camomilla, erbe officinali…e perché no accanto ad una balla di fieno. Anche la frutta non si nasconde, soprattutto se a polpa bianca. Talvolta si possono percepire anche delle note di frutti esotici. Il tutto per richiamare appunto la freschezza, che non stenterà a farsi avanti al palato.
Delicato al naso, delicato in bocca, con una certa presenza minerale che lo rende ancora più brioso. Molto piacevole nell’insieme, proprio ciò che ti aspetteresti da un vino di alta montagna, con questa sottile gradazione alcolica che lo accompagna.
Lo versione spumante non si allontana tanto da quella ferma, il colore è leggermente più pieno e caldo, ai sentori di fiori e frutta belli pieni si aggiungo quelli leggermente più pungenti del lievito. Le bollicine numerose sia alla vista che al palato, completano il panorama insieme a freschezza, mineralità ed una leggera sensazione di cremosità data dalla rifermentazione. Nell’insieme risulta equilibrato, sempre delicato ed elegante.
La vendemmia tardiva, invece, è molto più carica di colore, come di intensità al naso ed alla bocca. Le sue sfumature sono quelle dell’oro, che ricordano l’albicocca ed il miele. Anche qui il campo di fiori permane, ma più verso quelle note aromatiche e leggermente balsamiche, come può essere la menta. Il palato non tradisce: un gioco di sensazioni vellutate si alterna a sensazioni di freschezza, che ricordano quanto percepito al naso.
ABBINAMENTI
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Come poter non richiamare e accostare un vino così delicato, fresco e brioso in una delle fasi più leggere di una cena, quale l’aperitivo? Perfetto, poiché va servito freddo sia in versione spumante sia ferma, e si sposa molto bene con le verdure. La visione di un bella terrina di cruditée con accanto una ciotolina con del semplice olio e sale o anche maionese ed un bicchiere di Blanc de Morgex et de La Salle fa subito venir voglia di happy hour.
Per parlare di abbinamenti regionali e, perché no, anche un po’ più consistenti, lo vedrei bene con un bel pesce di fiume o di lago, le cui carni siano belle bianche e leggermente grasse…l’importante è che non sia proposto con una salsa che possa coprirne il gusto, magari un’erbetta aromatica. Su questa scia ci si possono abbinare anche degli ottimi pesci di mare cucinati sotto sale o bolliti, con un contorno di zucchine e carote ripassate in una leggera salsa di burro. Ricordiamoci infatti che siamo in Valle d’Aosta, dove il latte ed i suoi derivati non mancano di certo, oltre alle influenze francesi!
E l’abbinamento cibo-vino tradizionale per questo bianco è il formaggio, locale se possibile, non troppo affinato, altrimenti il vino sparirebbe, a meno che non si parli della vendemmia tardiva. Questa tipologia infatti può reggere anche formaggi erborinati, quali il Bleu d’Aoste. Altrimenti, per le altre tipologie, una classica fontina non deluderà, come un’ottima fonduta, tradizionale per la regione.
SERVIZIO
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Per stupire con un aperitivo diverso una persona a te cara, che pensa di conoscere i vini, ma che ancora non si è spinta così in alto.
Si raccomandano calici di media ampiezza, tipo carré, per la versione ferma, lo spumante invece necessiterà di un bicchiere apposito, quale la flûte panciuta. Per la vendemmia tardiva, invece, andrei su un bicchiere leggermente più contenuto, magari con un’apertura a tulipano.
La temperatura rigorosamente bassa, tra gli 8° e i 10°, leggermente più caldo la vendemmia tardiva, più fresco di 3°-4° invece lo spumante.