LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA: VINITALY 2017 DI FUOCO
Il nostro approccio al Vinitaly 2017
È facile affrontare una fiera come Vinitaly con un programma “visite a cantine di vini famosi e pluripremiati”. È molto affascinante anche: hai l’occasione di bere dei vini che difficilmente potrai ritrovare all’interno del tuo bicchiere. Più difficile, perché a me le cose semplici in fondo non piacciono, è farsi una sorta di programma e…smarrirsi già prima di entrare!
Quello che è successo in due giorni, ovviamente non vicini (perché gli impegni precedenti di degustazioni private a casa di clienti sono altrettanto importanti, belle ed affascinanti, soprattutto se sei tu a gestire la serata), è riassumibile in: un colpo al cerchio ed un colpo alla botte!
1 GIORNO
Domenica, giornata dedicata a scoperte e studio. È filato tutto liscio, dal treno, molto comodo, senza neppure il cambio, arrivato con qualche minuto di ritardo sulle 9, ma giusto in tempo per salire sulla navetta gratuita in direzione fiera, senza che questa fosse presa d’assalto dalle migliaia di visitatori. All’arrivo in fiera, dove ci hanno indirizzato verso un ingresso meno affollato (sì, plurale, perché è sempre bello farsi un viaggio con un vecchio amico che vive ed esporta vino italiano in Polonia). Mai nei miei sogni più reconditi avrei pensato di varcare le soglie prima delle 9,35! Incredibile ma vero! Miglior inizio di questo era impensabile. Così ci siamo diretti subito allo stand del Prosecco DOC, dove sapevamo di incontrare un ottimo caffè, di qualità estrema ed assoluta, miscele selezionate con cura e maestria da Francesco Donati. Liolà non tradisce mai, come già fatto l’anno scorso!
Nativi del Veneto, abbiamo deciso quindi di iniziare a fare un giro di cantine dove ci conoscevano, giusto per fare un saluto, per poi passare da una mia favorita, ad una del mio amico. Già: scambio di idee, impressioni, opinioni, nomi…questo è Vinitaly! Questo è il modo con cui mi piace affrontare le fiere: incroci-scontri con amici, conoscenti, che ti suggeriscono ed ai quali tu suggerisci. Pareri concordi, sguardi di sfida su idee troppo distanti, ma dialogo, perché è solo grazie a questo che si cresce, ci si migliora e si impara. Si scoprono così eccellenze nascoste e produttori che ancora non sono ben noti! E la giornata passa talmente veloce, che non riesci a capire come possano essere già passate tre ore! Così, zompettando tra un padiglione e l’altro, da Veneto, Sardegna, Veneto di nuovo, dove amici ci hanno accolto con vini che importano dall’estero, siamo passati all’Alto Adige, con tappa obbligatoria per rifocillarsi prima, visto che tutti noi amiamo deglutire quanto assaggiamo. Nel frattempo, infatti, il gruppo è cambiato, l’amico ha raggiunto dei clienti ed io mi sono ritrovata con la mia scuola privata di degustazione: amici che potrebbero raccontare di vino all’infinito!
L’idea era quella di farsi un giro delle regioni i cui vini sono meno facili da reperire nei luoghi in cui abitiamo, ma, ripeto, il programma non è il nostro forte! Quindi: siamo rimasti al nord, direzione Friuli, Collio, chi non conosce questo marchio che rispecchia qualità assoluta, e Lison Pramaggiore, DOC tra due regioni di grande fascino, territori entrambi di vini potenti, intensi, che scuotono. Bianchi su tutto, ma vi invito a provare anche i rossi, fratelli d’animo ed espressione raffinata della stessa terra. E le nuove annate, imbottigliate per la fiera? Sono lì che aspettano di raccontarsi, ancora senza etichetta a volte. Difficile spesso giudicare un vino così giovane, ma lo si percepisce subito quando l’insieme ha qualcosa da raccontarti… 2016 è stata una buona annata, calda, quindi i vini riescono ad esprimersi appieno, da nord a sud, con forse un po’ più grado alcolico di quanto ci aspettassimo, ma in queste zone maestralmente gestito.
Non contenti, siamo riusciti ad entrare in uno stand di un distributore, in cui sono presenti delle cantine italiane note e premiate, ma anche straniere. Diversi champagne, oltre a Rieslieng austriaco, ci attendono. Glissiamo decisamente sui vini francesi fermi, perché qualcosa di sconosciuto ci ha attirato molto di più ed assaggiare tutto non si può: vini armeni. Una scoperta, di cui mi ero fatta un’idea già al Prowein, confermata assolutamente dai racconti di chi questo vino lo produce, gente colta e umile, la cui storia è difficile da dimenticare, specchio senza macchie del loro vino! Se avrete occasione, vi consiglio assolutamente di testarli: vini eleganti e decisi, profumati e coinvolgenti, ottenuti con affinamento in anfora, lavorazione antica quanto la storia del loro paese. Una cantina che non vi deluderà è sicuramente Zorah, già conosciuta al pubblico italiano. Slovenia, con vini della parte più nord orientale, e Portogallo, con il Porto, hanno poi completato il nostro viaggio estero, perché Vinitaly 2017 regala anche queste opportunità!
Il tempo ormai stringe e la decisione è di dirigersi lì vicino per fare gli ultimi assaggi…che ovviamente si sono raddoppiati rispetto a quanto prefissato…non si può fare un passo che si è subito rapiti dalla magia di qualche stand o nome che ci ricorda un buon vino! Consiglio spassionato: meglio andare in giro con la testa bassa, soprattutto se c’è un timing da rispettare.
Ma non oggi, non ora! L’euforia aumenta quando arriviamo nella zona del padiglione dedicata alle Marche, dove abbiamo la gioia e fortuna di assaggiare un ottimo Verdicchio dei Castelli di Jesi biologico ed una Lacrima di Morro d’Alba…raccontati abilmente e con amore da una di noi, appassionata di enografia e con una memoria che…me ne basterebbe metà! Richiamati da uno stand della Sardegna in lontananza, regione che il nostro gruppo ama e apprezza in ogni occasione, ne siamo rapiti, ma preferiamo fermarci un secondo, mangiarci qualcosa in più ed andare a salutare gli amici che l’indomani avranno un’altra intensa giornata sotto quei tetti. Mai l’avessimo fatto…ultimi assaggi conditi da salame, pane e …vino del Friuli, bollicina rosata del Piemonte e…basta. È finalmente giunto il momento di riposarsi, recuperare forze, smaltire un po’ la stanchezza e riavviarci a casa. La coda già ci attende all’esterno, un lunedì lavorativo anche, tanto poi si tornerà il mercoledì a finire il giro di cantine tralasciate.
2 GIORNO
E mercoledì arriva, troppo velocemente per poter ritornare in forma, ma una volta che mi avvicino alla fiera, le forze sembrano tornare tutte in un istante: è l’occasione per girare da sola, fermarsi dove più ti aggrada, sponsorizzarti a dovere e seguire i tuoi ritmi! Mai l’avessi detto: sarebbe stato meglio avere una compagnia che lo rallentasse. Il mio entusiasmo è talmente tanto, che lo si percepisce già da lontano. Dopo un buon caffè da Liolà, immancabile come apertura di giornata, mi sono diretta verso il padiglione della Regione Veneto per iniziare a prendere contatti: cantine in zona Treviso, dove abito, dei diversi territori, diverse per tipologie di vini, ma soprattutto per target di riferimento. L’intento è quello di capire non solo la qualità nota dei vini già ampiamente conosciuti e premiati, ma anche fare una ricerca di cantine che si rivolgano ad un pubblico diverso, che ama il vino, ma che non vuole spendere più di tanto. Ne rimango piacevolmente stupita: quando la cantina ha un progetto e lo rispetta, rispetta la terra che lavora ed i suoi prodotti, i risultati all’interno della bottiglia sono sicuramente percepibili, qualunque sia il suo costo! Così la mattinata passa tra DOC di diversa natura e altrettante DOCG, tra saluti di amici alle prese con l’ultimo giorno di fiera, che ti raccontano l’andamento dell’evento e saluti a conoscenti, nuove scoperte e…tanti assaggi.
Dopo una pausa ristoratrice, in cui appagare gambe e stomaco che hanno retto i ritmi della mattinata, è arrivata un’altra fase di scoperta: le cantine tralasciate domenica! Ed ecco il momento più intenso: da zona vignaioli autentici ViViT con un tuffo in Emilia, sono passata all’Umbria tra i produttori biologici e biodinamici: vini affascinanti per entrambe le categorie, di cui si percepisce un’estrema ricercatezza nell’equilibrio e nell’armonia, non facile da ottenere viste le lavorazioni, sia della terra che nel processo di vinificazione.
È la volta della Liguria, dove mi focalizzo più che altro sui rossi, che non si sa perché a questa regione non sono spesso associati, per poi tornare a Sardegna bis, con vini da uve autoctone, senza però sostarci troppo, visto che domenica una parte della visita aveva già coinvolto questa regione. Sono allora risalita attraverso la Campania ed una sua grande eccellenza, con i vini d’autore, degustando solo i bianchi dell’azienda Quinto Decimo, per poi ridiscendere in Sicilia, zona Etna DOC, i cui vini amo particolarmente, minerali, salmastri e molto profumati.
Risollevata la testa da questo turbinio, ho realizzato che ormai era tardi, ma l’intento è di approfittare di queste ultime due ore per scatenare la mia fantasia: ritornata a controllare l’agenda con gli appunti presi su cosa visitare, realizzo che ormai tutte le voci sono spuntate e…mi lascio guidare dal mio istinto. Il tour che ne è emerso è stato un viaggio in Italia, da nord a sud, attraverso un’andata e ritorno dai padiglioni iniziali a quelli in fondo alla fiera, sostando negli stand conosciuti a volte, a volte alla scoperta. Nell’ultimo giorno di fiera molto spesso gli espositori partono già verso ora di pranzo, lasciando la postazione incustodita. Sicché noi visitatori premiamo chi rimane, pronto in ogni momento a spiegare con tanto amore e passione quanto ha da offrirti, senza badare a chi tu sia. Umilmente e con gentilezza. Alto Adige, Puglia, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta e per finire Piemonte.
Cos’ho portato a casa? Esperienza, molta, tanta! Sorrisi, voglia di raccontare, voglia di scoprire, impegno, passione, fatica, sudore. Non in un calice questa volta, ma nei volti e nelle parole delle persone incontrate, che avranno ripetuto mille volte le stesse frasi, cercando sempre di trasmettere un’emozione che possa legare quei pochi minuti dedicati ai loro vini, che poi sono la loro vita, ai visitatori che sono arrivati dicendo “ciao, buongiorno, posso degustare i vostri vini?”. E cosa sennò?!
Con la minacciosa voce della fiera, che ricorda un po’ quella delle evacuazioni delle città in tempo di guerra dei film, che invita a recarsi all’uscita, visto che la manifestazione è conclusa, mi sono diretta al cancello dal quale sono entrata più carica di bigliettini da visita personali, ma più scarica di cataloghi, ma soprattutto di passi. Mal di gambe, mal di piedi e spalla che regge un’incredibile borsa colma di preziosi contatti mi accompagneranno per i prossimi giorni.
E vi starete chiedendo…ma un po’ di nomi di cantine? Lo scoprirete leggendo i prossimi post!