Studi? Sì, viaggio! Viaggio studio!
Tra Puglia e Basilicata si snoda un viaggio studio da scoprire
Ad organizzarlo questo viaggio, anzi, viaggio studio, ce n’è voluto. Preparazione non tanto sui libri, quanto su mappa per capire bene l’itinerario, a partire dal Vinitaly con le visite ai produttori che più ci interessavano. Ne è valsa la pena. E chissà che questo viaggio studio produca i frutti tanto sperati!
10 giorni che ci hanno portato in piena primavera a visitare tre regioni del sud Italia come piace a noi: a cantine! Una regione appena lambita, la Calabria. Ma ci torneremo. Perché è proprio grazie alla visita in questi luoghi di magia, dove l’uva diventa nettare degli dei, che ci si cala in quella che è la quotidianità locale, legata alla viticoltura ed al vino, ma anche a tanto altro. È incontrando persone vere, che vivono 12 mesi l’anno il territorio, che si ha una visione il più vicino possibile a quella che è la vita che affrontano. È parlando con le persone comuni che possiamo cogliere le sfumature di un paese, ed è grazie a queste sfumature che queste persone diventano le protagoniste delle tue vacanze. Musei? Sì, sono incredibili, ma usciti da questi luoghi indispensabili per la conservazione del nostro patrimonio, andate da chi il patrimonio lo è, ma vivente.
Non vi interessa andare a cantine? Preferite la moda? Vi suggeriamo di andare a visitare i laboratori di produzione, gli studi. Preferiti i formaggi? I caseifici, saranno la vostra Mecca. Industriali? Le aziende. Questo modo di viaggiare vi aprirà la mente, come l’ha aperta a noi in questi 10 giorni.
Viaggio studio? Direi che non c’è connubio di parole più indovinato per spiegare come ci siamo mossi. Le vecchiette sull’uscio di casa ascoltate, gli uomini del paese fantasma riuniti per la birra serale nella piazza ai piedi della chiesa che ci raccontano che lì comprare case è un affare o il gelato domenicale all’ombra delle 5 di pomeriggio, tutti seduti sulle panchine dell’unica via pedonale del posto, in cui vecchi, giovani e bambini si spartiscono gli spazi che neanche a Risiko. Questi sono solo alcuni momenti che non dimenticheremo. Parlare con chi si incontra, scambiarsi esperienze, darsi consigli, tornare a COMUNICARE. Questa è la prima cosa che abbiamo imparato! E che ci porteremo come ricordo. Uscire dal nostro guscio, anche se più confortevole a volte, e guardarsi intorno per scoprire che viviamo in un paese incredibile!
Ma continuiamo con quanto abbiamo appreso durante il nostro viaggio studio, partendo dalla tavolozza, più che Tavoliere, dei colori accecanti: la Puglia.
Atterriamo a Brindisi la sera e, dopo aver parlato con una coppia di ragazzi seduti accanto a noi in aereo, decidiamo di visitare Ostuni ed andare a mangiare in un locale consigliatoci. Purtroppo, però dobbiamo subito ricrederci: alloggiamo a Martina Franca e nonostante i km dall’aeroporto all’alloggio non siano molti, il traffico serale è intenso. Così capiamo presto che la prenotazione fatta è da disdire. Le strade, che non collegano bene la regione, di cui abbiamo tanto sentito parlare, si mostrano subito nella loro veste. Ma non ci scoraggiamo e dopo aver preso posto nella bellissima casa che ci ospiterà solo una notte, decidiamo di recarci a mangiare in una…macelleria! Proprio così: Martina Franca è ricca di bracerie-macellerie dove degustare la tipica bombetta, ossia mozzarella avvolta in pancetta di maiale e fritta! Non vi dico la goduria! Se poi accompagnata da delle ottime polpettine che mi ricordano tanto quelle che mi faceva mia nonna e un rosso della casa fresco, non solo di acidità, ma di temperatura, si dimentica presto la fatica della settimana. Siamo in vacanza ed iniziamo a studiare! Peccato che la nebbia della pianura Padana ci abbia seguito fino in Puglia. Lasciamo un clima invidiabile, secco e caldo quasi estivo per trovarci in mezzo alla bruma serale tra le piccole vie di Martina Franca.
Poco importa, noi proseguiamo convinti che il tempo starà dalla nostra parte. E così è nella giornata prevista di riposo, un po’ di stacco è necessario, altrimenti non ci si gode con serenità le varie tappe prefissate. Un po’ di tempismo serve, altrimenti si rischia di far aspettare le persone che ci accoglieranno, ma senza troppa fretta. Sveglia sì, ma colazione con calma! Ed arriviamo, senza saperlo ed averlo programmato, puntuali alla manifestazione nei giardini di Locorotondo, banda suonante e vecchietti usciti da messa recatisi a prendere il vassoio di paste da portare al pranzo domenicale. Mio nonno faceva proprio così ed un pensiero vola a lui, originario di questa terra! Le buone abitudini sono belle da conservare! Un sogno, per noi! Più realtà quotidiana di così non potevamo chiedere. Accecati dal bianco imponente della cittadina e sotto un cielo carico di azzurro, percorriamo una parte di stradine interne, dove troviamo la Libreria L’angolo retto; dove inizio a comprare libri sulla viticoltura locale e sulla Hygge (la filosofia danese sulla felicità fatta di piccole cose). Un po’ il motto del nostro viaggio. Ci basta un buon bicchiere di vino, uno scorcio di natura, un po’ di cibo sano e genuino…ed ecco materializzarsi davanti a noi tutto ciò nel bar Controra, in cui siamo coccolati con delle cocottine riempite di prodotti esclusivamente locali e di stagione abbinate a vini della cantina Pastini. Scopriamo solo dopo esserci seduti che la proprietaria del bar è sorella della proprietaria della cantina…peccato aver avuto già una visita in programma, perché il Rampone, vino bianco 100% minutolo, meritava un approfondimento.
Ci aspettano a Adelfia, sud di Bari, punta massima a nord che toccheremo nel nostro percorso in Puglia, a fare una degustazione e nel frattempo non possiamo saltare una visita ai trulli di Alberobello. Ci perdiamo tra le viette, decidiamo di non usare il navigatore per orientarci e così ci imbattiamo nella prima vecchina che ci racconta com’era vivere nei trulli, della famiglia che era imparentata col vescovo, del fatto che le macchine adesso sfrecciano davanti la porta di casa…non abbiamo proprio capito tutto, il dialetto era abbastanza stretto, e al nord, dove abitiamo noi, non lo si sente molto usare. La signora, però, aveva proprio tanta voglia di parlare e raccontarsi. È stato un piacere potersi fermare e dedicarle dieci minuti.
Il nostro viaggio studio da lì prosegue e si snoda attraverso la Val d’Itria e Gioia del Colle, tra terre rosse e vigneti ad alberello, dalle foglie verde acido, perché in fondo siamo a fine aprile e loro stanno iniziando ora a mostrare al mondo quanto agghindate e forti possono essere. Vincenzo Latorre delle Cantine Imperatore ci sta aspettando. È domenica pomeriggio e questo ragazzo, perché è veramente giovane, si dedica a noi un paio d’ore. E non per farci semplicemente assaggiare i suoi prodotti, ma per raccontarci le fatiche che tutti i giorni insieme alla moglie affronta per avere qualità da offrire. Accoglienza e passione non possono che essere la base ed il contorno di un’azienda che trasmette il territorio nei suoi vini. Cantine Imperatore hanno iniziato a far parlare di sé nel momento in cui la nuova generazione è subentrata in azienda ed ha deciso di fare della qualità la loro nota distintiva. Non c’è dubbio, ci stanno riuscendo molto bene. Il rispetto dei suoli, la coltura priva di pesticidi, il rispolvero delle tecniche della tradizione riviste e ammodernate, hanno dato dei risultati ben riconosciuti. La grotta in cui i vini vengono affinati risale al ‘700 e è raccontata con giusto vanto. Non ci sono solo i suoli o la posizione favorevole in questa realtà, ma anche i mezzi tramandati e la tradizione che non tutte le cantine possono raccontare. La voglia di farci partecipi di cosa significhi coltivare uve da vino in una terra dedita a uve da tavola e combattere l’utilizzo di sostanze di cui gli effetti poco si conoscono è quel quid in più che mi farà ricordare a lungo questa visita. Insieme a ciò i vini. Primitivo, perché la Puglia è la terra d’elezione di questo vigneto e Cantine Imperatore ne sono splendidi interpreti con i loro 5 cru, su terre argillose e bianche, in cui solo le piante più resistenti sopravvivono. Assaggiamo il Doc Gioia del Colle 2016 Sonya e la versione riserva Vincenzo Latorre 2011 che riesce a conservare una freschezza unica nel genere. Ciò che però mi stupisce è l’orange wine, Quarto Colore, Pampanuto in purezza, che esprime la ricchezza di questa terra già nel colore. Un bianco tannico dalle note di zagara da servire “caldo” come un rosso. Per chiudere il cioccolatino dell’azienda: il Passito, la cui uva fa appassimento in pianta dal 1° settembre. Da Cantine Imperatore non hanno infatti paura di umidità e conseguente marciume o muffa delle uve, poiché l’influenza del mare ed i venti che arrivano sono degli ottimi alleati per portarle a casa sane.
Non ci resta che dirigerci verso il mare, per trascorrere una bellissima serata in un locale trovato seguendo lo stomaco e la sete. Enoteca La Cantina dei Briganti, il cui proprietario era appena stato al Vinitaly a studiare. Anche a lui piacciono i viaggi studio! Pesce cucinato espresso per noi due, poiché era serata carne, e vini consigliati sapientemente dal proprietario.
L’indomani ci inoltriamo nuovamente verso il cuore di Gioia del Colle, e riscopriamo che le strade chiamate provinciali che dalle nostre parti hanno delle dimensioni tutto sommato importanti, in Puglia potrebbero essere tranquillamente considerate a senso unico. Una macchina alla volta, doppio senso solo verbale, non stradale, e se arriva un trattore, scansarsi! Quello che ci rapisce, però, sono i colori ed i profumi che arrivano dagli appezzamenti vicini, circondati da questi muretti a secco, tipici degli uliveti. Già uliveti, che non stancano mai alla vista e non sono mai troppi. La scelta di visitare questa terra in primavera ha dato noi ragione: un viaggio studio in cui gli occhi si riempiono di colori che finora avevi visto soltanto nei cartoni animati. Quei fluo esistono realmente in natura e anche quelle intensità e cariche coloranti che tanto hai ricercato quand’eri piccina nei tuoi disegni.
Cantine Polvanera ci accolgono in un cortile che la proprietà sta ultimando. L’incontro con quest’azienda al Vinitaly è stato speciale, grazie ad una degustazione in cui sono stata minuziosamente seguita e che mi ha decisamente incuriosito. La ghiaia candida della corte riflette la luce quasi accecando e si pone in netto contrasto rispetto al rosso della terra che circonda lo stabile. Una sorta di oasi nel deserto, questa la sensazione che ci abbraccia quando entriamo. Non siamo gli unici visitatori, un bel gruppo di tedeschi ci precede e a noi si aggiungono quattro ragazzi che arrivano da Matera. Che poi non sono proprio tutti di Matera. Ma questo lo scopriremo poi!
Polvanera, un nome un connotato: i loro vini rossi sono incredibili, hanno quella sensazione di carbone e di polvere al naso ed al palato che firma e sottoscrive il nome dell’azienda. Cantina biologica, a cui piace tenere distinti i vigneti, poiché i suoli sono diversi; alcuni hanno il tipico terreno rosso, altri, i più vecchi, hanno origine carsica, quindi sono più chiari, bianchi. Da Cantine Polvanera non si usa legno, solo acciaio: il vino così è e così si vuole che esprima il territorio da cui proviene. La cantina ipogea nella quale scendiamo è profonda, la scala che scorre accanto al muro volutamente lasciato grezzo per far capire le stratificazioni del suolo ti aggredisce con il suo fresco, ma dolcemente ti riposa la vista, accecata dal sole esterno. Quelle mura custodiscono i vini che arrivano da 140 ettari. Siamo quindi di fronte ad una realtà piuttosto importante, non solo per le scelte enologiche fatte e che portano qualità ai vini, ma anche perché queste sono applicate ad un numero importante di bottiglie. La degustazione parte da bollicine, poiché la Puglia è grande produttrice anche di questo genere di vini. Sia bianco che rosato, uva rigorosamente autoctona, come in tutta la produzione aziendale. Si passa quindi ai bianchi fermi: il Bianco d’Alessano arriva da un vigneto molto giovane, lascia una particolare speziatura finale al palato, mentre il Minutolo ha una sua coerenza che si riflette in un vino più equilibrato e marca una caratteristica di qualità e tipicità pugliesi. L’orange wine fa mostra di sé al naso, ma è con i Primitivi che la cantina incanta: Primitivo 17 (le numerazioni dei vini sono in base alla loro gradazione) è un artista del bicchiere, lo dipinge con dei segni ben tracciati, sì archetti, ma quasi più secche pennellate di “colore a vino”. Così è il naso, inebriante, non per l’alcol, ma per l’ampiezza di aromi che piano si aprono e coinvolgono.
La visita poteva terminare solo ed esclusivamente con un pranzo luculliano, presso il ristorante Michele di Santeramo in Colle, sapientemente suggeritoci dal nostro cicerone della mattinata. Accompagnati da una delle loro bottiglie, si sono susseguiti piatti (solo antipasti) che rispecchiano la cucina locale, dalle melanzane alla parmigiana, al polpo arrostito. E cosa poteva succederci? Di essere in ritardo per la cantina successiva.
Un vero peccato, poiché siamo arrivati in chiusura e non siamo riusciti ad apprezzare a dovere i vini che abbiamo degustato da Tenute Chiaromente. Azienda a conduzione familiare che continua ad ottenere riconoscimenti per la qualità, dalla lunga storia enologica, ma recente è quella legata ai vini che portano il loro nome. Primitivo di Gioia del Colle in particolare; raccontano che la Riserva, vino di altissimo pregio, prodotta da uve di viti che hanno 100 anni, sia l’unico vino rosso al mondo a fare 19% vol di alcol. Ed il territorio in questo caso racconta del proprio vento tramite la coltivazione di Pinot nero, l’enfant terrible della viticoltura, che qui riesce a dare una buona espressione di sé. Per non parlare del Fiano, autoctono pugliese: assaggiata versione 2016 che ancora può avere moltissima vita di fronte, grazie ad una freschezza che si fa ricordare. Unico rammarico, appunto, è quello di non aver dedicato il tempo necessario a questa visita. Siamo in viaggio studio, però, e stiamo imparando: una cantina al giorno è l’ideale, due, se vogliamo dare l’importanza che meritano, forse sono già troppe!
Qui ci fermiamo, perché la direzione prosegue verso un’altra regione, la Basilicata, dove rincontreremo diversi amici, tra cui quelli conosciuti in questa giornata da Cantine Polvanera. Una sorpresa per noi, che spero lo sarà anche per voi! Matera ci attende, al tramonto e con le sue luci calde e soffuse serali.
Claudia