L’inadeguatezza che un’Albana di Romagna muta in equilibrio
L’equilibrata inadeguatezza o l’equilibrio inadeguato?
Quel periodo in cui ti senti impotente, l’inadeguatezza è la tua migliore amica e non appena ti ritrovi da solo, ti lasci andare a farfugliamenti cerebrali che sarebbe meglio evitare. Ma non puoi farne a meno, e neppure di stare da solo. Avresti tanta voglia di mescolarti con gli altri, per sentirne la felicità, ma questo di solito ti porta a sentire ancora di più la tua inadeguatezza. Vorresti diventare trasparente, non tanto per scomparire, ma perché tutto ti scivoli o rifletta addosso, come quando eri bambino ed usavi la formula magica “specchio riflesso”, mettendo le mani come scudo. Ti senti un po’ in un abisso, da cui sai che puoi risalire, ma di cui sai anche che non hai ancora toccato il fondo. E non capisci bene il perché. E’ semplicemente questa sensazione scomoda, che ti fa vivere con una smorfia perenne sulle tue labbra e quella ruga che ti si crea sulla fronte ne sottolinea l’entità.
Perché? Se lo sapessi, non saresti bloccato immobile a casa, ciondolante tra il letto, in cui provi a leggere, il divano, in cui ti dedichi ai programmi più assurdi perché neppure un film ti va di seguire. Sei troppo concentrato a sentirti male che anche distrartene sarebbe sbagliato. E quella domanda perenne che ti assilla: perché? Non potresti forse pensare altro? Ad esempio, come? No, il come è ancora più doloroso, ti riporta a ricordi che pensavi di aver sepolto e superato…e ti accorgi che tra un pensiero e l‘altro è un weekend intero che non esci di casa a respirare aria fresca. Toccato il fondo? Sai che puoi fare di peggio, ti conosci. Ma il fondo non lo vuoi toccare. L’inadeguatezza non l’avrà vinta. Quindi decidi almeno di dedicarti ad un’attività sana, che possa darti qualcosa di buono. E che in fondo ti ha sempre disteso e rilassato da quando la pratichi: cucinare! Ma cosa? Apri il frigo e…latte, formaggio da grattugiare, burro, una cipolla con la muffa e qualche vasetto di marmellata. Non ci siamo! Apri la credenza e…la scorta di tutti i sacchetti di patatine e salatini l’hai già esaurita…sottolio, pasta, farina, zucchero. Sei proprio alla frutta, anzi, magari ne avessi! Ma non disperi. Apri il freezer e…per cucinare non c’è nulla, solo rimasugli in scatolette dai colori variopinti che proprio cozzano con il tuo malessere, resti di chissà quale annata, manco fosse la cantina de La Tour D’Argent di Parigi con i suoi vini da mille ed una notte. Alzi qualche vasetto e li rimetti nel cassetto congelatore anche un po’ schifato. Apri il secondo e toh, guarda, il ragù che la mamma ti ha dato la settimana scorsa. Quello è un buon ingrediente! Pasta al ragù? No, fa tristezza solo l’idea di dover semplicemente mescolare. Vuoi sentirti impegnato, almeno non più inutile. Cos farne quindi? Latte, pasta, ragù, burro…ma sì, una sorta di lasagna rivisitata.
Metti su il burro a sciogliere con la farina, pentola d’acqua a bollire, scongeli il ragù e la casa inizia a prendere colore. Come le tue gote. La tua faccia da corrucciata si distende leggermente, i gesti che fai sono lenti, sapienti, consapevoli di quanto verrà dopo. Finalmente qualcosa che ti rassicura, in cui ti senti capace e che ti fa scordare l’inadeguatezza. Decidi quindi di spalancare un le finestre, per far entrare un po’ di aria nuova, insieme alla ricetta che ti riempirà lo stomaco. L’avessi mai fatto! Il burro per la besciamella insieme alla farina si bruciano, pervadendo la casa di un fumo scuro ed acre. Proprio non era destino. E adesso? L’inadeguatezza ritorna a fare capolino tra i tuoi pensieri. Ma non vuoi dargliela vinta. Ok, uscirai, uscirai di casa, almeno 10 minuti questo weekend.
Ti vesti e scendi appena in tempo prima della chiusura del negozio rosticceria a due metri dalla tua porta rifugio. Non te la senti di tradire il tuo stomaco che si aspettava qualcosa di simile ad un pasticcio, quindi ti dirigi convinto verso una lasagna. Passi quindi alla cassa ed in attesa del conto volgi lo sguardo verso lo scaffale dei vini. Ti colpisce un nome Albana, Albana di Romagna secco. Afferri la bottiglia e la aggiungi al conto. Mai sentito questo vino, proviamolo.
Rientri in casa e senza neppure toglierti il cappotto, senza mettere il vino in fresca e togliere le lasagne dal cartoccio, inizia a mangiare con una forchetta e ti versi un bicchiere di vino. L’inadeguatezza arriva all’apice in questo momento, non avresti mai pensato che…ma questo vino è assurdo! Un vino bianco con una sensazione…tannica? Ma, che stupore! Il tannino, così inadeguato in un vino bianco, che guai a nominarlo per alcuni sommelier in associazione al bianco. Ed invece. È proprio quella la caratteristica. Avvicini il naso al bicchiere, perché fino a lì non hai proprio dato peso a questo vino, ti bastava trangugiare: frutta, fiori; sì, ti riappacifica. Ti tranquillizza. Già, quello che credi inadeguato serve a dare equilibrio e sostanza all’Albana. Che sia così anche nella tua vita? Intanto, togli il cappotto e metti in fresca questa bottiglia. Ne berrai solo un altro bicchiere, ma questa volta alla temperatura corretta, per dare all’Albana di Romagna l’importanza che merita. Proprio come dovresti fare tu con la tua vita. Far diventare l’inadeguatezza il motore per trovare un nuovo equilibrio.