Avevo voglia di Riesling….
Giusto un bicchiere di Riesling.
Quando un’irrefrenabile voglia di Riesling ti assale, come puoi metterla a tacere? Ma andando in una bellissima cantina a degustarlo!
Certo, mi prenderete per matta, e con me il mio neo marito, ma così è stata! Per placare questo mio desiderio, abbiamo fatto un giretto in Austria, a Wachau. L’occasione era ghiotta per non approfittarne: reduci dal matrimonio, tempo a sufficienza (almeno così pensavamo), camper a portata di mano, indirizzi per degustare e un weekend di sole. Come non approfittarne?!
Così partiamo per la nostra avventura, da Conegliano verso una delle valli tempio di questo particolare vitigno, il Riesling. Luogo custode di racconti e custodito dal Danubio, con tracce di storia che si ritrovano già nei terrazzamenti delle viti, fatti con muretti bianchi a secco. Me ne ero innamorata a prima vista mentre stavo facendo ricerca di foto per questo sito e mi ero ripromessa di andarci almeno una volta nella vita. Approfittarne subito quindi è stata la migliore delle folli idee che mi arrovellano la testa. In autunno, poi, i colori stregano chiunque, meglio di così non poteva andare!
Ma prima di partire con i nostri due pelosi cani, un punto della situazione lo si deve fare: contattare le due cantine che mi hanno colpito maggiormente durante le degustazioni del Prowein a Dusseldorf. Troviamo Nikolaihof, il miglior Riesling assaggiato alla fiera, subito disponibile anche a farci fare una visita, a seconda dell’orario d’arrivo e della gente presente in cantina, e F.X. Pichler, che mi aveva assai incuriosito a Dusseldorf, aperto però solamente per acquisti e di sabato in orario ridotto, dalle 11 alle 14. Le informazioni necessarie le abbiamo, quindi possiamo partire, decideremo lunga la strada il da farsi. Anche perché, con un camperino degli anni ’70 che fa 85-90 kmh si sa quando si parte, ma difficile calcolare quando si arriverà…
Non ci impieghiamo tanto, però, a fare la prima sosta, perché viaggiare con gli animali è bellissimo, ma anche loro hanno le proprie necessità. Decidiamo quindi di fermarci dopo circa 40 minuti di viaggio, in Friuli.
1 TAPPA
Un po’ allla “Wrong Turn”, anche se non abbiamo trovato nessuno che ci affettasse con una sega elettrica, ma bensì qualcuno che affettasse con estrema maestria un ottimo San Daniele! Già, trovato proprio sul nostro itinerario, senza neppur dover cambiare tracciato, abbiamo svoltato nel parcheggio de Il Carantan, ristorante specializzato, neanche a farlo apposta, in brace e griglia. La zona è quella dei grandi rossi friulani, tra il torrente Meduna e il Tagliamento, e tutto attorno c’è una costellazione di cantine…e la mente corre: qui ci torneremo! Soprattutto dopo aver scoperto nella sala principale due immensi frigo dedicati alla frollatura delle carni. Intanto ci degustiamo un buon Merlot de I Magredi e un panino al crudo per spezzare la fame, visto che siamo partiti in fretta e furia con due ore di ritardo e tempo per fermarsi a cenare ce ne sarà poco!
Cani soddisfatti, noi ancora di più, soprattutto incuriositi e desiderosi di poterci tornare, ripartiamo, questa volta con una tappa: Salisburgo!
Peccato, però, che non avessimo fatto i conti con la nostra stanchezza e la velocità di crociera! Che è molto piacevole e poco stressante, ma spesso ti obbliga a fare cambi di programma. D’obbligo fermarsi oltre il confine italiano per acquistare la vignetta per circolare nelle vie ad alta velocità austriache e con l’occasione cenare con un ottimo panino gourmet preparato dalla sottoscritta ed una birra, ma poi, quando arrivano le 23 ed il sonno inizia a farsi sentire, non possiamo far altro che cercare sul GPS un centro un po’ abitato tra le scure Alpi austriache e sperare di trovare una piazzola/parcheggio circondato da natura e da pochi rumori.
2 TAPPA
Così è nei pressi di Flachau, che abbiamo scelto semplicemente perché ci ricorda il nome di uno dei due pelosi, senza sapere che sia una rinomata località sciistica, famosa anche per la Coppa del Mondo. Lo scopriremo solo durante il nostro weekend, grazie ad un amico ferrato in materia.
Flachau ci ha accolto nel silenzio notturno, fatto di scorrere del ruscello e di qualche motore d’auto che passa nella strada principale, luci soffuse ed un ordine magistrale. Ci rintaniamo subito nel bar che più ci ha colpito, anche se pochi erano ancora aperti, per riscaldarci e berci una birra prima di andare a dormire (di solito ci si fa una tisana, ma noi abbiamo ancora il sapore del panino in bocca, quindi preferiamo una birra). Restiamo alquanto basiti dal posto scelto, poiché si rivela essere la discoteca locale, fatta di musica anni ’90, che ci mettiamo a canticchiare e a mimare, e di strane coppiette dedite alla sigaretta anche all’interno dei locali. Scopriremo infatti l’indomani che in Austria ancora si fuma all’interno! Che spiacevole cosa…ma ogni paese ha le sue usanze ed abitudini! Quindi possiamo solo che accettare il fatto e conviverci. Poco importa, noi abbiamo il nostro camper che ci attende ed una sveglia di buon’ora l’indomani, ci sono ancora un po’ di chilometri da fare e il Riesling ci attende!
Dopo una fantastica dormita ed un giretto coi i cani appena svegli, mi sento ritornata bambina. Il sapore che si respira in questa cittadina mi riposta proprio alle vacanze che facevo da piccola in Alto Adige, dove i villaggi erano costruiti per lo più con case di pietre scure e legno, i balconi erano mostra delle capacità botaniche dei proprietari e facevano a gara per accaparrarsi più foto. Così è a Flachau: ordine, pulizia, colori spettacolari di mille fiori tra aiuole e balconi. Pensiamo quindi bene di evitare colazione da camperisti e ci viziamo facendone una di tutto rispetto presso il panificio/bar esattamente di fronte a dove abbiamo sostato, in centro al paese. Mai idea migliore!
Con nuove forze in corpo, riprendiamo quindi la strada verso Wachau e il nostro Riesling, pensando che in tre quattro ore saremmo giunti a destinazione. Ma i calcoli non sono stati dalla nostra parte! Per fortuna i nostri mestieri hanno a che fare poco con la matematica, molto più con gli imprevisti. Tra strade sbagliate, nonostante fossimo in autostrada e sbagliare sia veramente difficile, ed un piccolo problema tecnico di poco conto al nostro furgoncino vintage, la strada è stata infinita. I paesaggi ci hanno sicuramente distratto, ma non posso nascondere che sia stata una passeggiata.
Finalmente lasciamo l’autostrada per dirigerci verso la valle del Danubio e quando iniziamo a vedere paesaggi a noi più famigliari di quelli alpini, decidiamo di fermarci. Alla fine in ritardo lo siamo già, non avevamo dato certezza di orario a nessuno, una tappa è già saltata, visto che sono le 2 e mezza del pomeriggio, quindi non ci resta altro che rilassarci.
3 TAPPA
Per farlo scegliamo un frutteto, perché la regione è famosa non solo per il vino, ma anche per la sua frutta, in particolare le albicocche. Parcheggiato il camper in questo ovattato spicchio di terreno che si snoda coccolato dal boschetto che cresce sulla riva del Danubio e la via principale poco trafficata, lasciamo i cani liberi e felicissimi di scorrazzare e noi ci stendiamo all’ombra di un melo. Profumi di erba tagliata e lasciata al sole, mele cadute dall’albero super mature, rumori del bosco, sole caldo (lo abbiamo portato via dall’Italia e ce lo siamo trascinati fino a lì!), suoni di campanelli di biciclette che percorrono la ciclabile che costeggia il fiume…un’oasi di pace dopo ore di rumore di motore degli anni ’70.
Ristorati, risaliamo sul nostro mezzo con direzione Nikolaihof, unica certezza nel nostro peregrinare.
E non si smentisce l’aspettativa creata prima al Prowein, poi al telefono. Arriviamo e siamo subito accolti da un immenso olmo che protegge i tavolini del ristorante nel giardino interno del borghetto dov’è sita la cantina. La luce che troviamo è speciale, ammanta un po’ di magia tutto il borgo e quasi riporta indietro nella storia che lo coinvolge.
Anna-Maria Lun ci accoglie nel suo sgargiante abito tradizionale e ci mette subito a nostro agio. Lei, insieme a Nikolaus Saahs Jr, ultimo erede della cantina, sono la linfa vitale di questa domenica, che gestisce la giornata, la cantina e non solo, sostenuti dall’appoggio dei familiari.
Quanto sta dietro alle fatiche quotidiane per rendere unico questo posto e indimenticabile il vino che vi producono non lo si percepisce minimamente da quello che si vede. Ordine, pulizia, rispetto per la storia e le tradizioni: questo si respira dall’inizio alla fine in Nikolaihof. Si capisce cosa c’è dietro all’azienda quando il racconto di Anna-Maria inizia, partendo dal narrare le origini del borgo che ci circonda, passando per le vicissitudini ereditarie della proprietà, arrivando a parlarci del metodo che hanno voluto conservare per la preparazione di 3000 bottiglie speciali: la pressatura delle uve di queste bottiglie avviene grazie ad una delle presse più grandi al mondo, costruita con una trave a corpo unico di olmo, abbandonata nel 1988 e ripresa nel 2005. La visita prosegue poi negli scantinati del borgo, custodi, tra le mura di epoca romana e medioevale, del patrimonio di questa famiglia.
Primi ad utilizzare un’agricoltura biodinamica, qualche giornalista sostiene i primi in assoluto al mondo, hanno fatto diventare questa loro dedizione spiccata al territorio una missione, producendo non solo vino biologico, ma anche prodotti per la cosmesi, oltre a quelli alimentari utilizzati nel ristorante della cantina, che si rifornisce dai contadini locali e offre piatti unici della tradizione.
La visita infatti prosegue con una degustazione, di cui però se ne parla in un post dedicato alla cantina, perché quanto abbiamo vissuto quel sabato merita di essere raccontato a parte. Un’accoglienza così calda e che ci ha messo subito a nostro agio, di dialogo e scambio, direi rarissima da trovare. E chi avrebbe mai pensato di incontrarla nella cantina considerata più antica d’Austria e la cui storia fa invidia? Invece, quanto abbiamo trovato è stata tanta umiltà, voglia di condividere e di lasciare un ricordo indelebile.
Così, mentre degustiamo in questo paradisiaco cortile, all’ombra delle foglie dell’olmo, altrettanto paradisiaci vini, Anna-Maria ci chiede se vogliamo restare anche a cena, vista l’ora e che il ristorante a breve riaprirà (siamo in Austria, dove si mangia presto a pranzo e a cena! Ricordiamocelo! Gli usi e i costumi locali hanno sempre un fascino incredibile, ma vanno soprattutto rispettati!). Io e mio marito ci guardiamo negli occhi e decidiamo di restare, ma prima vorremmo approfittare degli ultimi raggi di sole e farci un giretto nei pressi. Non parca di averci raccontato la storia della cantina e dei vini che Nikolaihof produce, Anna-Maria ci indica due percorsi che potremmo fare per farci venire un po’ di appetito per la cena, a seconda di quanto vogliamo faticare e di quanto sportivi siamo!
Già, perché è da ricordare che Wachau è molto vicina a Vienna ed è un’attrattiva del weekend per gli sportivi della città, poiché lunghe piste ciclabili la attraversano per intero, costeggiano il Danubio. Una camminata ne vale decisamente la pena, peccato che il mio neo sposo sia poco allenato ed io nei preparativi per le nozze abbia perso un po’ di fiato.
Così decidiamo di attraversare il ponte che separa le due rive traboccanti di vigneti e dirigerci verso Krems, con tanta voglia di vedere e visitare. Imbucando la città vecchia iniziamo ad inerpicarci in viuzze strette e tutte lastricate alla romana, con case che sono un connubio tra stile gotico, tirolese e contadino. Sembra di essere immersi un po’ in un bicchiere di Riesling, con i suoi sentori fruttati e floreali, che però lasciano intravvedere quegli aromi tipici di idrocarburo, morbido ma secco al palato, intrigante e suadente. Il paese ci accoglie proprio in questo modo, con le due chiese e campanili affiancati, cosa strana e che ci rapisce. Quella antica di origine romanica e quella gotica, in ristrutturazione, all’interno della quale si sta svolgendo, nonostante il disagio, la messa.
E le piazzette, affacciate sul Danubio, che racchiudono l’una le attività di pubblico interesse come le poste e l’altra quella di pubblico divertimento: ristorante e bar dei locali, ma quelli in pensione, che alle 19,30 sono seduti sul patio esterno a fumare e bere birre. Ci attrae molto, a nostro discapito però…perché nel momento in cui ci sediamo e chiediamo che vini ci sono in mescita, gli occhi dell’oste non mentono! Un solo vino, quello della casa, che rimpiangeremo da lì all’arrivo al ristorante. Riesling da dimenticare…
Non tardiamo infatti a ritornare indietro, perché Anna-Maria e Nikolaus ci stanno attendendo e noi ormai abbiamo appetito.
La cena si rivela incredibilmente deliziosa, già leggendo il menù l’indecisione su cosa mangiare si fa grande, perché la curiosità di assaggiare diversi piatti tipici è moltissima. Evitiamo di mangiare troppo pane prima che arrivino gli antipasti, nonostante la sua bontà: preparato da loro! Quando arrivano le prugne avvolte di pancetta ed il formaggio di capra fresco con semini e miele, riusciamo assaporare perfettamente il tutto. Con degustazione che continua dal pomeriggio, perché i vini più importanti Anna-Maria ce li ha volutamente tenuti da parte per abbinarli alle loro pietanze.
Il piatto principale è una sorpresa infinita: manzo morbidissimo che si scioglie sotto i denti e…polpette di selvaggina! Mai avrei pensato di apprezzarle, invece ancora oggi me ne ricordo il gusto. Saporite, salate al punto giusto, non acri o troppo intense. Ed abbinata al 2000 Nikolaihof Vinothek Riesling non hanno bisogno di parole, semplicemente sono state spazzolate dal piatto.
La serata si conclude immancabilmente con il dolce locale: albicocche regine del piatto, acidule e dolciastre allo stesso modo, un dolce che stupisce.
Prima di salutarci Nikolaus e Anna-Maria ci omaggiano di alcuni loro prodotti tipici diversi dalle bottiglie di vino acquistate, (li abbiamo provati una volta arrivati a casa, veramente meritevoli! Vorrei tanto poterli ritrovare in Italia…) e ci scattano una foto con il nostro furgoncino arancione carico di amore, pelosi e vino. Che esperienza! La consiglio a tutti!
Non ci resta che andare a dormire satolli di una giornata indimenticabile.
4 TAPPA
La mattina non tarda ad arrivare e con riscaldamento rotto e cani infreddoliti più di noi, iniziamo a cercare un bar dove poter fare colazione e scaldarci per bene. Meno male che non è realmente freddo all’esterno! Ci impieghiamo non poco tempo, perché dopo che mio marito ha rifiutato l’unico bar del luogo, abbiamo girato prima a piedi e poi in camperino, trovando solo alberghi che non servivano esterni o persone che non avessero dormito nella struttura.
Ci rassegniamo ad andare verso il centro di Krems dopo aver girato a vuoto e ci fermiamo nel primo bar che incontriamo sulla via che costeggia il Danubio verso Vienna. Niente di eccezionale, colazione tipica austriaca a base di dolce e salato, ma prodotti tutti preconfezionati. In più clienti solo fumatori, ed ovviamente tutti accanto a noi. Una mattinata decisamente non iniziata al meglio.
Non ci facciamo demoralizzare però! Ritrovate le energie per ripartire, decidiamo di inerpicarci per le colline e i vigneti prima di rientrare a casa. La strada ci è stata consiglia da Anna-Maria durante la cena di ieri e devo dire che non si è smentita l’aspettativa neanche in quest’occasione.
Piano piano si sale tra stradine asfaltate o sentieri sterrati solo pedonali attraverso i terrazzamenti dei vigneti tutti costruiti con muretti a secco che risalgono all’epoca romana. Spettacolare è dire poco: la luce del sole di metà mattina riflessa dalle acque del Danubio e che riscalda le viti di Riesling, Gruner Veltriner e Neuburger (le ultime due sono varietà autoctone). L’escursione termica è notevole e il leggero vento asciuga per bene i grappoli dall’umidità che sale lenta dal fiume la mattina. I colori iniziano a virare verso i toni più caldi, è autunno da circa una settimana, scaldando insieme al tepore del sole l’atomosfera. E dalla parte più alta del pendio si riesce ad ammirare la vastità della valle, ricca di vigneti in entrambe le sponde del fiume, culla di vini unici per equilibrio, armonia, intensità e longevità.
Possiamo lasciare questa luogo incantato, famoso per il Riesling, dal punto più alto, perché per questa volta non potevamo chiedere di più.
La strada del ritorno è lunga, ma, a differenza dell’andata, abbiamo deciso di evitare l’autostrada per tagliare all’interno delle Alpi, tanto la nostra velocità di crociera non cambia poi così tanto! E la scelta è quella vincente: una via di ritorno immersa nei paesaggi che ci fanno l’occhiolino dai campanili colorati tipici dell’architettura austriaca, quella che mi ricorda un po’ l’Alto Adige, dai vigneti che mutano colore, dagli alberi che ci regalano colori dal verde militare, al giallo, all’arancione al rosso, dai prati incantati e giardini fatati tutti fioriti. Il giusto saluto che l’Austria vuole regalarci prima di rientrare e calarci nella realtà lavorativa del lunedì di Conegliano e dintorni.
La mia voglia di Riesling è stata decisamente appagata. E la vostra?
Claudia