Gli Allori: eredità tramandata da donne a giovani
Ci si conosce telefonicamente sempre più spesso, la realtà lavorativa è fatta di tante voci, tante firme, ma pochi volti, sempre di più si usano schermi invece di strette di mano e sguardi complici. Non solo nel lavoro purtroppo.
Ma non è questo il caso, od almeno non ne è l’epilogo. Infatti, a seguito di una chiamata telefonica per approfondire la conoscenza sull’azienda Gli Allori che vedeva impiegato uno dei suoi prodotti in una cena di gala in Corte delle Rose a Conegliano, c’è stato subito il passaggio fondamentale, quello che unisce indissolubilmente le persone, che le tramuta da identità astratte fatte di nome ad esseri umani veri in carne ed ossa, ciò che mette il rapporto al centro prima di ogni altra cosa. Un incontro, due sorrisi, potersi vedere negli occhi, conoscere e capire chi hai di fronte, stringersi la mano per darsi appuntamento in azienda.
Già, perché ad Sos Sommelier piace andare direttamente sul campo quando possibile, perché solo vedendo come operano, come investono sul territorio e sulle persone che lavorano quotidianamente in vigna, e non solo, si possono realmente apprezzare le aziende ed i loro prodotti. È quello che consigliamo ogni giorno: se potete, andate a vedere con i vostri occhi le realtà che tutti i giorni attraversano la vostra vita, dal cibo, al vino, dai vestiti, al computer. È un modo per sentirsi liberi e consapevoli delle scelte che si fanno nell’immenso mare del mercato globale che abbiamo di fronte.
Così è stato con la famiglia Zaninotto. Conosciuto Stefano, mentore dell’azienda agricola Gli Allori, durante la cena di gala, non ha perso occasione per farmi apprezzare da vicino il mondo che ha vissuto dalla nascita. L’azienda agricola Gli Allori è una realtà che è presente dagli inizi del ‘900, ma la cui società è nata di recente, da 4 fratelli e cugini, rappresentati in quest’occasione da Giacomo e Giulio, per dare spazio e futuro al sapere ed alle tradizioni di famiglia. Nuova generazione, con un’importante eredità, ma proprio perché dotata di una visione moderna, riesce ad interpretare al meglio quanto il territorio offre e a dargli un futuro. I proprietari infatti sono quattro giovani, che incarnano appassionatamente quello che le loro famiglie hanno lasciato in eredità. E non si parla di eredità forzata, anzi. Proprio dalla passione che si intuisce dalle loro affermazioni, si capisce quanto profondamente legati siano al loro mestiere, alla loro terra e alla loro storia.
E questa storia ha dell’incredibile: nata quasi un secolo fa, l’azienda è riuscita ad arrivare, preservando ed ingrandendo le proprietà, fino ai giorni nostri, soprattutto grazie alle donne. Strano, non trovate? Donne che lavorano e che conducono un’azienda agricola…un secolo fa! Un lavoro ancora oggi in cui la presenza femminile è rara, anche se, per fortuna, sta diventando sempre più appannaggio del gentil sesso. Eppure, è proprio grazie alla perseveranza e caparbietà di tre donne che il sapere del passato è riuscito ad arrivare ai giorni nostri.
Così un lunedì sera, post lavorativo, mi ritrovo in un paradiso terrestre, circondata da vigneti ed ulivi, proprio in quel posticino che un anno prima avevo incontrato in una delle mie scampagnate e che mi aveva commosso per l’immensa bellezza. Collalbrigo, ma non un colle qualsiasi, la vallata che si affaccia su Rua di Feletto, piena zona DOCG Conegliano Valdobbiade, in una delle Strade del Prosecco che sono da memorizzare. Arrivarci non è per nulla scontato, ad un certo punto sembra di dover entrare in casa di sconosciuti, invece si passa semplicemente in quelli che erano i borghi che hanno visto nascere l’economia del vino ad inizio secolo. Quanto appare alla vista, però, ripaga di ogni dubbio e fatica di percorso!
Serata in famiglia, perché è proprio così che sono stata accolta a Gli Allori. Insieme al proprietario del ristorante Al Ripasso di Conegliano, loro caro amico e cliente. E chi mi abbraccia subito è un uliveto che funge da parcheggio, sotto le frasche verdi argento delle foglie di varietà autoctone miste, Belvedere e Tonda di Villa: la biodiversità conta sempre, in qualsiasi campo agricolo e della vita. Infatti la famiglia ha mantenuto intatto tutto quanto circonda la proprietà, formato di alberi, siepi, da cui non si stenta a credere che ne escano da cerbiatti a volpi a cuculo, di cui a fine tramonto riusciamo anche ad udirne il canto.
La temperatura è ideale, direi che col calar del sole si arriva ad avere anche freddino…pensare alla cappa d’afa presente in città! Da qui si intuisce profondamente cosa possa nascere dalle uve lì presenti e perché le colline siano vocate alla coltivazione delle viti più delle pianure. Ventilate, fresche, bene esposte al sole, escursioni termiche che ne arricchiscono ed intensificano la gamma aromatica. La DOCG ha senso di esserci se si incontrano realtà così.
Ed il racconto di famiglia de Gli Allori scaturisce subito dalla foto che ritrae le tre donne simbolo: Luigia, Giovanna e Maria Luisa, accanto alla quale svetta per colore una bottiglia di Porsecco Superiore DOCG, Le Tose. Parola dialettale che sta a significare “le ragazze”, “le donne”. Bottiglia voluta e la cui etichetta è stata commissionata all’artista Roberto Bertazzon come ringraziamento a chi ha dedicato la propria vita a questa realtà, che rappresenta le donne e le colline. Ponte di collegamento del proprio passato, di cui la famiglia è giustamente orgogliosa, che porta al presente in un continuum generazionale.
Quando si dice fortuna si pecca sempre di invidia, ma questi ragazzi e le loro famiglie non si fanno invidiare, anzi, sono umilmente disponibili al dialogo e aperti ad ascoltare e condividere quanto loro stanno costruendo. Perché la campagna è sempre molto difficile, un lavoro in balia delle bizze della natura, che nel 2016 non ci ha fatto mancare nulla, soprattutto in zona. Richiede impegno e dedizione infinta. Così da scordare quanto la fortuna ha lasciato in eredità, perché se non si è in grado di mantenerla, resta ben poco. Se penso poi che tutto il terreno è vincolato alle belle arti, quando mi si dice che “qui non si può spostare una pietra”, guardo Stefano con aria di comprensione, ma dopo che mi racconta l’accaduto, resto attonita e condivido appieno la frase: lì non puoi fare nulla senza chiamare la sovrintendenza, neppure spostare una pietra, per quanto minima sia.
L’azienda Gli Allori è però una realtà viva, che investe in ricerca e studi, decisamente attenta al mercato, ma più legata alle tradizioni. Si muovono con prudenza, cercando di valorizzare i propri prodotti, poiché l’onda da cavalcare può essere anche lunga al momento, ma non si sa mai dove conduca. Producono infatti il proprio vino, due versione di Prosecco Superiore DOCG, una brut e l’altra extra dry, ma più spesso forniscono le proprie uve alle cantine che ne fanno richiesta, poiché quanto coltivano è molto ricercato. I terreni su cui dimorano le loro viti sono argillosi, ricchi di scisti che danno un frutto che apporta molta struttura al vino, dal sapore meno floreale e più fruttato. E la frutta la vogliono sentire del tutto nel progetto che stanno portando avanti del “pas dosé”, una microfiltrazione voluta per creare una storicità di quanto sono in grado di produrre.
Cosa volere di più di racconti e aneddoti dell’azienda, scambio di opinioni ed un ottimo buffet creato dalle donne dell’azienda per l’occasione? Direi un assaggio del vino che li rappresenta!
E non mancano di dissetarmi con l’apertura di entrambe le tipologie, perfette in combinazione alla varietà di polpettine a base di verdure o di carne, alla crepes farcita con erbette spontanee e formaggi freschi, alla porchetta trevigiana “de casada”, prodotta da un loro amico.
Le Tose Prosecco Superiore DOCG Brut, 100% uve Glera, fa emergere la struttura data dal terreno del vigneto che gli dà origine, ma che non manca di raffinatezza: bollicina fine, non invadente, sentori che ne confermano il DNA di Prosecco, delicatamente floreale e più vivacemente fruttati. La sapidità non manca di far capolino, decisamente adatto alla porchetta ed alle polpette.
Le Tose Prosecco Superiore DOCG Extra Dry, espressione più gentile e morbida dello stesso terreno. Un grado zuccherino piuttosto contenuto per un extra dry, che però rende più ricca e piena la frutta e che esalta di più le note floreali. Buon equilibrio, che lascia una bocca pulita, anche dopo la cremosità della crepes con erbette spontanee e formaggio fresco. Le bollicine in queste situazioni, soprattutto se di qualità, sono il miglior alleato! Proprio come in questo caso.
E la serata prosegue, tranquilla, tra un sorso, un riempimento di calice, due risate, e tante curiosità soddisfatte sulla coltivazione delle olive, di cui Giacomo Zaninotto è un vero intenditore. Peccato solo che il loro olio lo si debba prenotare, perché va a ruba! Ma forse meglio per le mie tasche, in queste occasioni non mi risparmio di certo.