La Frasca del Privée e l’archivio Ruggeri
Risulta difficile pensare al Prosecco Superiore come ad un vino da conservare, eppure a volte ci si può sbagliare. La cantina Ruggeri questa volta ce ne ha dato dimostrazione.
Sono rare le occasioni per poter fare una verticale di Giustino B., le bottiglie che Paolo Bisol e Lucio Franzoia hanno gelosamente custodito dal 1995 sono centellinate, pochissime, perché non era usanza dell’epoca nella zona del Conegliano Valdobbiadene mettere da parte vino dell’annata. L’idea di Lucio di avere una storicità del proprio lavoro però ha convinto anche Paolo a creare una sorta di archivio aziendale con poche bottiglie per annata tenute da parte. E non si sono sbagliati, anzi!
Noi siamo dei privilegiati a poter assaggiare unicità di materia, vinificazione e conservazione.
La cantina Ruggeri è una delle cantine simbolo del Conegliano Valdobbiadene, che ha fatto storia, pluripremiata da anni, risultando con il Giustino B. 2015 il miglior spumante d’Italia 2017 per la Guida Vini Del Gambero Rosso, superando i 90 punti per alcune testate di fama internazionale. Rarità per un Prosecco metodo italiano, come piace definirlo alle persone che lo creano. Ma non è su punteggi e premi che la cantina Ruggeri si è costruita.
Il nodo principale dell’attività lo troviamo nel rapporto umano tra colleghi e clienti che impera in tutto il lavoro che quest’azienda fa. L’uomo ed il rispetto per esso, la fiducia nel prossimo ed i rapporti diretti. I numeri che coinvolgono questa realtà sono notevoli se paragonati alla media di zona: hanno circa 110 conferitori che garantisco continuità di qualità, alcuni dei quali sono storici, le bottiglie prodotte sono 1 milione e 200 mila circa all’anno, di Giustino B. 48 mila. E Giustino B. deve il suo nome a quello del fondatore, Giustino Bisol, sigillo indissolubile del legame tra vino e uomo.
Questo rapporto umano continua ad essere al centro della filosofia lavorativa anche dopo il recente passaggio di proprietà, ma che ha lasciato completamente intatta la realtà aziendale, in cui la famiglia Bisol con i suoi collaboratori più stretti continua ad essere custode e mente dell’attività.
Che serata può esserci in compagnia di un’illustre e pluripremiata cantina? Sicuramente una serata regale, con un menù che possa farsi mettere in risalto dall’eccellenza dei vini in degustazione e che ci giochi senza competere: PESCE!
In degustazione 3 prodotti distintivi della Ruggeri dell’annata attualmente in commercio: Quartese, Prosecco Superiore Docg brut, con un perfetto equilibrio tra morbidezza, freschezza e acidità, dall’ottima beva, raffinata e non invadente. Cuvée di Glera, Verdiso e Perera, tutti vitigni autoctoni della zona.
Vecchie Viti, Prosecco Superiore prodotto solo con le uve provenienti da viti sparse in tutto il territorio che abbiano più di 30 anni, ma si può giungere fino a 100, assemblaggio di Glera, Verdiso, Bianchetta e Perera. Elegante, saggio, proprio come lo sono le persone con un certo vissuto, intense, non lasciano nulla al caso!
Giustino B., il protagonista della serata. Metodo italiano lungo, con sosta sui lieviti di 3 mesi, prodotto da uve 100% Glera, extra dry di un’incredibile finezza e armonia. Accurata selezione delle uve e di tecniche enologiche e spumantistiche portano alla creazione di uno dei migliori spumanti d’Italia, in grado di tener testa a spumanti ottenuti da metodo classico.
La successione con gli abbinamenti ai piatti è un crescendo di complessità. Si inizia da un classico fritto di laguna di piccoli pesci molto saporiti, avvolti da una croccante panatura, che il Quartese, con la sua freschezza, riesce a bilanciare molto bene, lasciando una bocca pulita. Si passa poi ad accogliere l’insalata di piovra, finocchio e patate. Non facile il finocchino, vince molto facilmente sul vino, ma mitigato da patate e piovra, in abbinamento ad un Vecchie Viti, si è amabilmente accordato. Qualcuno ha preferito continuare con il Quartese, che non ha di certo sfigurato, per lasciare Vecchie Viti alla tradizione di mare che è seguita. Sarde in saor: polpose, sapide, agrodolci, dal gusto che spesso porta ad incontrare due eccessi, ossia acidità e dolcezza. La complessità del piatto va sostenuta da un Vecchie Viti dalla struttura più presente, ma che non gareggia con il piatto, ne fa invece da ottimo compagno.
Si prosegue con bocconcini di salmone norvegese laccato al miele con panna acida e frutti di bosco. Si deve salire di grado zuccherino, il pesce e e la presenza dei frutti rossi attirano l’attenzione sul Giustino B., che non si smentisce e che personalmente mi ha accompagnato per il resto della degustazione. Abbinamento ideale in presenza di pesce, soprattutto se accostato ad un gusto fruttato e leggermente acidulo come il gazpacho di melone nel caso dei gamberoni, oppure nella pasta fresca con datterini e basilico nel caso degli scampi. Un mix di gusti e aromi che si contrastano e bilanciano, proprio come nel Prosecco Superiore di Ruggeri, Giustino B.
Ma la serata non è finita, almeno finché non arriva il dolce! Ed il dolce arriva sotto forma di bavarese di fragola al basilico con chinotto, preludio del finale.
Infatti è pronta per essere servita una verticale di Giustino B. che parte dal 2011 per salire al 2009, poi al 2004 e fermarsi al 2001! Verticale di Prosecco??? Sì, proprio verticale di Prosecco. Sono infatti profondamente convinta, e non sono l’unica, che se un vino sia creato con una cura infinita già in vigna, con una meticolosità nella vinificazione, studio e conoscenza di spumantizzazione e intelligenza nella conservazione, possa durare svariati anni! Così è, soprattutto nelle annate più recenti di Giustino B. di Ruggeri: si assaporano sempre le caratteristiche tipiche di un prosecco, il vino è rimasto fresco, lo si apprezza con una bollicina meno vivace, ma le note acquisiscono intensità con l’avanzare dell’età. 2011 in cui la frutta la si percepisce più matura rispetto all’annata in corso, ma le note floreali sono ancora vive; 2009 in cui si continuano a percepire note agrumate, una sapidità ed acidità uniche, più intense. Quando si passa al 2004 la sorpresa è sempre molto gradevole. Le note di riconoscibilità di un Prosecco si mescolano a quelle complesse date dall’ossidazione, che fanno sempre pensare ad un vino tendenzialmente dolce in bocca, poiché legate all’uva sultanina, alle noci, alle spezie, tabacco, ma che poi stupiscono perché si tradiscono, lasciando una bocca asciutta, sapida ed ancora fresca. Nel 2001 queste note si acuiscono maggiormente, facendo pensare ad un vino che difficilmente riconduciamo a quanto conosciamo del Prosecco…eppure di Prosecco si tratta! A chi piace, a chi meno, chi non lo capisce, che lo esalta…le verticali fanno emergere di sicuro le capacità di una cantina nella produrre vino, ma mettono a prova i sensi dei degustatori, poiché vanno oltre a quello che si è abituati ad assaporare, a quello che si conosce, aprendo porte infinite di aromi ed abbinamenti.
Queste serate sono anche questo: una scoperta ed una lettura del territorio Conegliano Valdobbiadene che non a tutti è data conoscere, ma che a noi piace diffondere e vivere.
Claudia