La Frasca del Privée. Giovedì insieme alla Cantina Adami
La serata si è prospettata di quelle perfette: temporale il giorno prima che ha tolto la cappa di afa ed ha rinfrescato, sole pieno, senza nuvole all’orizzonte. Cosa di meglio per inaugurare i giovedì a tema di Prosecco Privée, all’ombra degli alberi incastonati tra tavoli e panchine?
Sicuramente del vino eccellente, ed è quello che abbiamo incontrato con la Cantina Adami. Si ride e si scherza sul perché di questa scelta, di una partenza così: Franco Adami, proprietario dell’omonima cantina, dice che la furbizia di Sandro Adorni, proprietario di Prosecco Privée, è stata quella di partire in ordine alfabetico, e non ha tutti i torti! Infatti non ci sono obbiettivamente altre cantine della zona Conegliano Valdobbiadene che possano essere posizionate prima in ordine alfabetico.
Ma non è sicuramente questo il motivo. Anzi. La Cantina Adami è una delle cantine storiche del territorio della DOCG, conosciuta per credere molto nella differenziazione dei propri vini, dando risalto a quella che è una delle caratteristiche fondamentali di questa zona, ossia la varietà di suolo che dona all’uva, che vi regna da secoli, caratteristiche uniche, poi trasmesse ai vini.
Perché è proprio così, la DOCG Conegliano Valdobbiadene è una continua sorpresa nel susseguirsi di colline, sia paesaggisticamente parlando, sia in fatto di terreni, creata dall’incontro e lo scontro di oceano e montagna, con l’innalzamento dei fondali dei mari e la levigazione delle colline da parte dei ghiacciai. Ci troviamo quindi oggi di fronte ad una profonda differenza di suoli, unica nel suo genere, da sabbia, argille e roccia a marne ed arenarie. E ci chiediamo cosa mai potrà fare tutto ciò nei confronti di un vino? Franco Adami risponde vinificando separatamente ogni zona in cui le sue viti crescono. È solo così che la qualità del prodotto può essere mantenuta e che rende unici ed inconfondibili i suoi vini. Una sorta di DNA, che nasce dal suolo ed arriva alle nostre papille gustative e al nostro olfatto.
Ma non nasce da lui questa filosofia lavorativa, bensì dal nonno Abele che, lungimirante, nel 1932 decise di vinificare separatamente la “Riva Giardino”, chiamando nel 1933 il vino con lo stesso nome del vigneto “Riva Giardino asciutto”. Prosecco che proprio in quell’anno fu selezionato tra tutti i vini del territorio per partecipare al primo Vinitaly, allora chiamato Mostra dei vini tipici d’Italia, tenutosi a Siena.
Fu una mossa molto coraggiosa e all’avanguardia, poiché in quel periodo il vino era percepito come alimento; le zone di produzione erano uscite distrutte dalla Prima Guerra Mondiale e si accingevano ad entrare nella Seconda. Fame e povertà erano ancora ben presenti. È quindi da allora che questa famiglia concentra le sue forze in questo particolare metodo di lavorazione dei vini, diversificando e tenendo separati gli aerali nel momento della vinificazione per poi crearne dei vini unici, esempi incredibili di stile, anche nella tipologia che il disciplinare DOCG definisce “Rive”. E l’avanguardia del nonno la ritroviamo ancora oggi, con il prossimo ingresso della quarta generazione in azienda, dal momento che Adami continua a sperimentare ed investire nello studio, perché il legame con la tradizione è fondamentale, ma serve sempre guardare al presente per avere un futuro.
Ed è su questa differenziazione che ritroviamo la forza del territorio su cui gli spumanti Adami nascono, caratteristica che ha la capacità di far distinguere il Conegliano Valdobbiadene DOCG in tutto il Mondo e su cui Franco crede fermamente. Di riva in riva, ossia di crinale di collina in crinale di collina, si ottengono sentori e vini con la tipicità della Glera che regala sempre ottimi profumi di fiori e frutta, ma che, se messi uno accanto all’altro e degustati, lasciano di stucco per quanto diversi si dimostrino. Se poi a ciò si aggiunge una particolare tecnica di vinificazione, studiata per dare una sensazione di chiusura in bocca, pressando un po’ di più il chicco nel momento dell’ottenimento del mosto fiore, abbiamo realmente qualcosa di unico. La parola asciutto, usata sin dal 1933, serve proprio ad indicare questa particolare nota del Prosecco Adami che lo riporta in etichetta. E la sensazione che lascia è quella di bloccare la salivazione che, grazie alla presenza di acidità, caratteristica tipica del Prosecco Superiore, è spesso molto spiccata, lasciando una bocca perfetta e pulita, pronta per un altro sorso.
Ed è ciò che gli ospiti della serata hanno sicuramente gradito. Dinamicità, dialogo, divertimento sono la cornice ad un eccellente menù studiato per l’occasione. Tra postazioni dove degustare e iniziare l’aperitivo, si entra in un giardino di inizio estate, accolti da un calice di vino, che prontamente è riempito.
L’abbinamento iniziale è pensato su due tipologie diverse, Bosco di Gica Brut e Dei Casel Extra Dry. Il gioco è capire quale dei due si abbini meglio alle pietanze preparate da Matteo Cattai: frittura di code di gamberoni ed asparagi verdi, ostriche Utah Beach della Bretagna. Il gusto è come si sa soggettivo, ma a me piace consigliare i Dei Casel con la frittura, mentre è sfida non da poco per il Brut battere l’ostrica! La scelta di scegliere una varietà delicata è vincente, a detta di tutti un abbinamento molto riuscito.
Tra un intervento di Franco Adami, una chiacchierata con il vicino e con l’amico, il personale di Prosecco Privée impeccabile ha soddisfatto ogni richiesta dei suoi commensali, girando instancabilmente tra i tavolini. Cialde di tartare di tonno fresco all’arancia, dolce, profumata, fresca e con una parte croccante, scampi crudi della Baia Procupine, succulenti e alla giusta temperatura, pesce spada marinato al lime con sfere esotiche, che hanno richiamato alla perfezione la frutta dello spumante, Salmone disidratato su pane Carasau, crudo ma cotto, morbido e saporito, si susseguono dando l’opportunità ai vini Adami di essere testati anche in altre due versioni Col Credas Brut e Riva Giardino asciutto (sì, proprio il vino del nonno Abele! Il nome è stato mantenuto). Due tipologie distanti, una molto secca, l’altra morbida, così definita da chi la produce, perché la parola dry non vuole più usarla, accomunate da una bollicina presente, ma mai invadente, che solletica e accarezza il palato. Due espressioni che giocano con i loro compagni di tavola, i piatti, rendendo la serata anche ludica. Convincere i propri amici di quale sia l’abbinamento migliore, non è mai facile, qualcuno però ci prova. Sempre tra una chiacchiera e l’altra però, in un clima di familiarità e spensieratezza, proprio perché lo stesso produttore si è messo a disposizione. Franco di nome e di fatto, schietto, diretto, divertente, pronto ad ascoltare per far tesoro di quanto gli altri dicono, ma pienamente consapevole della sua storia e del suo vissuto.
Non può mancare la portata principale, risotto ai frutti di mare, ricco di aromi e profumi, cremoso e piacevole, perfetto con la versione secca Col Credas, ma da scoprire ed amare con quella morbida, Riva Giardino. Qualcuno resta basito, ma è proprio così! Ed il finale? Un semifreddo al cocco con crumble di mandorle e coulis di mango. Cosa abbinarci? Una versione tutta a sé: Prosecco col fondo, con una cremosità superiore.
Questa è stata l’apertura della stagione estiva dei giovedì sera di Prosecco Privée, pensati per dare l’opportunità a chi ama il vino e la compagnia di apprendere qualcosa di nuovo in maniera semplice e spensierata. Ed il tutto è stato possibile grazie alle persone che si sono prestate nella realizzazione, partendo da Sandro, che mi ha accolto un giorno, chiacchierando e mettendomi in difficoltà, perché non lesina in domande, ma sposando pienamente quella che è la mia filosofia di lavoro. Sempre professionale e incredibile organizzatore. Ma non solo: staff incredibile, dal banco alla sala, per non parlare in cucina. E cosa dire delle persone che accrescono immensamente il valore di queste iniziative con la loro presenza e la ed il loro bagaglio di vita passata tra i tralci? Umili, lavoratrici, legate indissolubilmente con il nostro territorio, in cui mettono tutte loro stesse, e molto spesso anche di più, i produttori ed i loro collaboratori.
In fondo il vino nasce dalla grande passione di chi ne coltiva l’uva e di chi lo vinifica. E cosa può generare se non ancora più passione in chi lo degusta?
Vi aspettiamo alla prossima serata.
Claudia