Tre giorni nel Chianti Classico: Toscana senza programma
Quando la fortuna è quella di avere un piccolo camperino e di poter partire come e quando si vuole con famiglia, pelosi o meno al seguito, tutto assume una luce diversa ed un profumo di avventura misto a libertà che ben fanno iniziare la tua trasferta. Tre giorni è il massimo concesso, dopodiché campeggio o stanza da qualche parte, perché non abbiamo doccia! Ma in questi tre giorni, sembra di vivere una vacanza di un mese, perché si stacca la spina.
La meta poi non deve essere troppo distante, perché non vogliamo viverci tutto il tempo in viaggio, ma arrivare e scoprire posti frequentati da locali. Perchè non Toscana? Sì, noi viaggiamo così, alla buona, risparmiando anche, per poi goderci cibo e vino di qualità!
Prima tappa…passiamo la notte in autogrill, perché il camper ha la sua età e non si corre! Tutto con ritmi che la maggior parte di noi ha scordato. Sicché l’indomani arriviamo di buon’ora alla nostra vera prima tappa: il Castello di Vicchiomaggio.
1° TAPPA
La giornata si prospetta spettacolare, è aprile, il tempo ultimamente incerto, ma oggi no! Il sole splende! Scendiamo dal nostro camper arancione e ci dirigiamo a fare una breve passeggiata tra i vigneti che circondano il castello, scendendo giù fino alla vallata sottostante, perché Vicchiomaggio è posto sul cucuzzolo della collina! I cani ne godono e traggono beneficio, le loro code sono specchio del nostro stato d’animo: felicità! Un panorama ancora brullo, si iniziano a percepire quei verdi grigi dei primi germogli, alcuni alberi hanno già le foglioline belle verdi. Ma non le viti di Sangiovese, loro aspettano ancora! E subito cade l’occhio su come sono diverse rispetto a quelle che vediamo tutti i giorni, più basse, perché qui si usa così: la vite dona uva migliore se non fatta crescere troppo!
Decidiamo quindi di approcciare il castello all’esterno, leggiamo un po’ di storia che lo riguarda, ma soprattutto chiediamo dove poter degustarne i prodotti!
Ci rechiamo quindi alla rivendita di vini, dove incontriamo due donne preparatissime sul vino: sudafricana l’una, toscana l’altra, che ha studiato presso la Scuola Enologica Cerletti di Conegliano! Capiamo quindi che ha una certa competenza della materia e ne restiamo affascinati dai racconti, non solo in merito al vino che ci sta servendo, ma anche ai piacevoli ricordi che la riconducono alla nostra città. Attraverso la mini degustazione che ci è offerta ci gustiamo i primi veri prodotti locali: Chianti di diverse annate, delle quali scopriamo le caratteristiche date soprattutto dall’andamento climatico che l’uva ha affrontato. Come per tutti i vini, anche per il Chianti più calda e secca è l’estate, più corposo e potente sarà il vino. La siccità è da evitare, come troppa pioggia.
Restiamo colpiti anche dalla bontà dell’olio, ma non riusciamo a visitare la cantina, poiché ci attendono nuove tappe. Carichi di vino ripartiamo, ma non facciamo troppa strada, perché rapiti da un cartello scritto a mano in cui si legge formaggio di capra…sterziamo vorticosamente con il camper e ci dirigiamo verso questa mini fattoria, che alleva tutte gli animali all’aperto ed è specializzata in formaggi freschi di capra…non vi racconto quello fatto affinare nel carbone! Portato a casa e lascito maturare un po’ in frigo, è diventato di una cremosità senza pari. Evviva la Toscana!
2° TAPPA
Non volendo spendere tutto il nostro budget prima della fine del primo giorno, fermandoci in ogni dove perché curiosi e affascinati da quanto incontriamo per strada, ci dirigiamo il più velocemente possibile a Greve in Chianti! Una piazza affollata dal mercato ci attende! Ma prima: capatina in una delle enoteche più conosciute della regione, dove si ha la fortuna di assaggiare una varietà di vino indescrivibile, l’Enoteca Falorni. Non solo per qualità, ma anche per costo! Tutto, o quasi, rigorosamente toscano! Posso dire leggermente, anzi, commerciale, tant’è che abbiamo incontrato un gruppo di americani in gita in Toscana, fatto amicizia con una signora di New York che ha ascoltato alcuni nostri consigli sui vini da assaggiare, ma ciò non toglie che qui si ha l’opportunità di assaggiare vini unici! La visita ne è valsa decisamente la pena!
Quello che però abbiamo più apprezzato è stato all’uscita dal mondo dei balocchi un semplicissimo panino con la porchetta preso in uno dei chioschi del mercato della piazza in fase di chiusura! Pepe, erbette aromatiche, succulenza della porchetta ben ingrassata…e chi se lo aspettava!
Dopo una mini passeggiata, ripartiamo verso la tappa serale, senza prima dimenticare di perderci tra le colline, perché, in fondo, un vero programma non esiste! Lasciare la strada principale per tentare vie secondarie non ci fa paura, perché sappiamo che così potremo incontrare e vedere scorci dimenticati. Tanto poi c’è il navigatore che ci riporta in rotta. Così, tra un baretto e l’altro ci capita di sostare a Panzano, dove non manca tappa all’enoteca in ingresso al paese, proseguiamo verso Lucarelli, perché non paghi di quanto degustato finora, decidiamo di interrompere l’idilliaca strada in un locale raccomandato dalle guide: Le Panzanelle. Peccato però che l’orario non fosse quello giusto e che il personale, neanche tanto cordialmente, ci abbia fatto capire che non eravamo i benvenuti neppure per un bicchiere. Poco importa, perché a lato, 20 metri più avanti, c’è il bar del paese. Fantastica scoperta! Entrando, ci è sembrato di fare un salto di 30 anni indietro: l’arredamento originale del bancone non tradiva la tradizione del posto. A fare da cornice ad insaccati e formaggi pronti anche per l’asporto, ci sono alcuni generi di prima necessità, come saponi, fazzoletti, detersivi, proprio come una bottega di paese.
Ci accoglie il proprietario, seguito dalla moglie, indaffarata a servire i primi clienti che sono arrivati pronti per degustarsi la vera ciccia: una fiorentina da chilo come nei migliori menù locali. Infatti, oltre ad essere bar e bottega è un ristorante. La cordialità incontrata non ha paragoni, poiché la coppia iniza a chiederci da dove arriviamo. Da qui a parlare dei propri animali e farci suggerire la tappa successiva non ci vuole molto. Nel frattempo fa capolino la nonnina, con una piega ancora in definizione per l’indomani: festa e messa in arrivo! Intuiamo che il locale è collegato anche alla casa e che queste persone sono autoctone come nessun’altro lì, forse il Chianti… Grazie al proprietario, scopriamo anche uno dei piatti tipici, mai sentito, o forse chiamato sempre con altri nomi: FETTUNTA. Semplicemente pane toscano grigliato, olio come se non ci fosse un domani e aglio, volendo del sale. Semplicemente anche il piatto che accompagnerà tutta il resto della nostra trasferta! Tra un sorso di vino, un morso al nostro piatto preferito ed a una forchettata di finocchiona (salume locale), ci scriviamo su un taccuino i suggerimenti per la prossima tappa, dove, dopo aver immensamente ringraziato i nostri cordialissimi osti, ci dirigiamo. Volpaia. Toscana.
3° TAPPA
Ormai è calato il sole, non si riesce più a intuire dove finisce la collina ed inizia il cielo, limpido e pieno di stelle. Presagio di bella giornata per l’indomani. Arriviamo in piazza a Volpaia, dove, con nostro grande stupore, scopriamo un parcheggio perfetto per i camper! Infatti non siamo gli unici. Ci dirigiamo subito al ristorante indicatoci nell’ultima tappa: il Bar-Ucci. Ancora sazi, perché non farci consigliare dalla sincera e verace proprietaria, dividendo un antipasto ed un’insalata, quindi un dolce? Da bere: questa volta bianco, della regione, Vernaccia di San Gimignano, basta col rosso. Perfetto con la verdurina di stagione e con salumi non troppo forti, proprio quello che abbiamo scelto. Il locale è piccolo, intimo, colorato, caldo ed accogliente. Si sta proprio bene, anche perché fuori la temperatura è calata non poco. Usciti, si va direttamente a nanna, aspettando l’indomani per vedere cosa ci riserva il posto. E cosa desiderare di più dalla vita se non svegliarsi la mattina ed aprire la porta del proprio camper trovandosi un panorama mozzafiato delle colline circostanti? Volpaia mi è proprio rimasta nel cuore: tutta di sassi, pochi vigneti, tanta gente in arrivo, perché è domenica e il Bar-Ucci è conosciuto in zona, tappa di riders e turisti, oltre che di locali.
Dopo una passeggiata e un migliaio di foto, decidiamo di proseguire verso la cantina successiva: Badia a Coltibuono
4° TAPPA
Un podere immenso, con abbazia, ristorante, wine shop, terreni e…cantina, ma non lì! Dopo esserci gustati una camminata tra i giardini, aver sbirciato la chiesa della badia, assaporato un’immancabile fettunta e degli ottimi bicchieri di Chinati Riserva, decidiamo infatti di recarci allo shop. Scopriamo lì che la cantina non è in zona, ma un po’ più distante. Anche questa volta non riusciamo a visitarla. Ma poco importa. Perché la signora, parte della famiglia proprietaria, rapita dal nostro camperino anni ’70, con garbo e gentilezza ci fa assaggiare i suoi vini. Tra racconti sulla storia della cantina e della sua famiglia, compresi i figli, siamo rapiti dall’intensità di questi vini color rubino, ancora giovani, ma che lasciano ben intravvedere che di vita di fronte ne hanno ancora tanta! A noi piace, oltre a mangiare e bere, ascoltare, tanto, soprattutto se storie vere. Ed il vino della Badia di Coltibuono fa da ottima cornice, biologico, come l’olio, che ci lascia senza fiato da quanto potente. Capiamo subito che qui si faranno regali da portare a casa, oltre che acquisti.
Congedandoci dall’elegantissima signora, ci fermiamo un attimo e pensiamo a quanto abbiamo mangiato, bevuto ed acquistato in questi due giorni…meno male che domani si rientra! Indecisi sul da farsi, decidiamo di chiudere il cerchio dirigendoci verso Castellina in Chianti.
5° TAPPA
Sazi di tutto e di più, stanchi e non proprio più così belli da vedere, non abbiamo apprezzato tantissimo la cittadina. Poichè domenica di festa, negozi e ristoranti non sono tutti aperti… ci trasciniamo allora per il centro, col miraggio di qualcosa di dissetante vista la calura improvvisa del pomeriggio. Colto il consiglio di alcuni ragazzi locali per un posto dove poter gustarci un gelato e sederci riposando, non perdiamo tempo e ci incamminiamo. Ovviamente è fuori dal centro. Ma soprattutto affollatissimo, quasi fosse l’unica gelateria nel raggio di 100 km. Da dire che la qualità dei prodotti aveva il suo perché nel richiamo di cotanta folla! Solo che paghi di tutta la natura, il silenzio e la quiete incontrata in queste escursioni semi-solitarie, ci sentiamo un po’ un pesce fuor d’acqua, quasi presagendo la fine del viaggio. Che fare quindi? Direzione “restiamo in Toscana, non allontaniamoci troppo”…non è proprio quella corretta. San Gimignano! Se si riflettesse un po’ di più su cosa si desidera incontrare nella prossima tappa, si potrebbero evitare certi errori.
6° TAPPA
San Gimignano non la considero realmente una tappa, poiché la calca dei turisti e la confusione è stata tale che abbiamo preferito schivare il vero centro della città, rifugiandoci all’esterno. La prossima volta ci torneremo durante la settimana e senza giorni di festa vicini, per potercela godere come si deve!
Dopo una cena, decisamente in più, al ristorante il Trovatore in cui abbiamo avuto l’onore di mangiare uno splendido filetto di Chianina ed abbiamo esaurito completamente il nostro budget, decidiamo di perderci nel buio delle colline circostanti, cullati nel nostro anonimato, in cerca di un posto dove sostare con il camper. Da veri abusivi, ci infiliamo in una stradina che porta ad un enorme casolare. Prima di arrivare alla sommità, troviamo un parcheggio dove decidiamo di pernottare. L’indomani una colazione regale da camper ci attende, insieme ad una piogerellina sottile, tipica della primavera. Com’è diverso il paesaggio lì rispetto a quello brullo dei giorni scorsi…
Il tempo scorre e l’ansia del rientro inizia a farsi sentire, ma come per tutto il viaggio, non seguiamo il nostro istinto e lasciamo le starde principali. Non è ancora il momento, non ora. Assaporare l’idea di perderci e incontrare ancora gente vera, scorci incredibili per finire di riempirci gli occhi ci spinge ad inoltrarci…non si sa dove! E così saltiamo fuori, non si sa come, alla Badia a Passignano. E questa volta la fortuna è totalmente dalla nostra parte, perché riusciamo a trovare il custode che ci conduce all’interno della badia raccontandoci alcuni aneddoti, facendoci toccare con mano la cucina (con un camino che, ancora oggi, mi chiedo cosa a cosa servisse. Che ci dovessero cucinare elefanti?!) ed il labirintico giardino. Un salto alla cantina Antinori non poteva mancare: bianco, perché parca di Chianti, un ottimo Conte della Vipera è la degna conclusione della vacanza.
La strada del ritorno ci attende, comprensiva di autostrada. Sarebbe il caso di farla a piedi per smaltire l’assurda quantità di calorie ingurgitata in 3 giorni, ma la stanchezza non manca, come la nostra pigrizia! Cani, vino, olio, occhi pieni, pance gonfie (mannaggia all’ingordigia) sono già risaliti nel nostro camper arancione che, con la stessa lentezza dell’andata pe,r non farci staccare troppo velocemente dalle sensazioni ancora vivide in noi, ci sta riportando a casa.