Nel mezzo delle tre dorsali del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG
Pomeriggio tra i colli
Quando capisci che il tuo sogno sta prendendo forma e riesci a vederti dall’alto, ecco, proprio in quel momento, ti si riempie il cuore di gioia.
È quanto mi è successo a febbraio andando in gita sui colli vicino a casa. Dopo un appuntamento di lavoro intenso presso Prosecco Privée, Sandro, lo spumeggiante proprietario, mi ha chiesto se mi andava di unirmi ad un pomeriggio un po’ particolare, con visita a due cantine da cui si rifornisce. Cosa poter mai rispondere? Ma certo!
In tre, io, Sandro e Matteo, lo Chef del locale che ci ha appena deliziato con un piatto fusion del menù che cambia ogni giorno, partiamo in direzione Farra di Soligo, nel cuore dei terreni del Prosecco Superiore DOCG, Conegliano Valdobbiadene per intenderci. Il pomeriggio è quello giusto: è febbraio, ma le temperature non sono per nulla rigide, c’è sole, una leggera foschia; si prospetta un pomeriggio coi fiocchi per fare un salto nei vigneti!
La prima tappa è presso la Vitivinicola Marchiori Società Agricola, sì, proprio quella che ti era entrata nel cuore grazie ad una visita fatta con sommelier professionisti. E la mente corre a quanto vissuto nella giornata di dicembre, a cos’hai assaggiato e le papille gustative inevitabilmente iniziano già a salivare.
1° TAPPA
Scendiamo al volo dalla macchina e capiamo subito che in collina non è poi una giornata così tiepida: ci accoglie una folata di vento ben freddo! “Dai, siamo abbastanza coperti” o almeno lo spero! Ma nasce spontaneo un sorriso che ci distoglie dal vento nel momento in cui salutiamo Umberto, uno dei pilastri della cantina Marchiori, studioso della longevità della Glera, persona che starei ore ad ascoltare, che sa coinvolgere raccontando amabilmente i segreti e le esperienze che i suoi occhi hanno saputo cogliere dalla terra che lo circonda, ma non solo. E sì, si ricorda di me! Devo aver rotto le scatole come sempre nella scorsa visita…speriamo sia un buon segno!
Saliamo in macchina e subito siamo raggiunti dalla chiamata di Giuseppe, fratello di Umberto, che quelle strade ripide che stiamo percorrendo le conosce come le sue tasche: ogni giorno lui è direttamente sul campo a cercare di domare l’incantevole natura che si erge nelle dorsali nei pressi della chiesa di San Lorenzo e le torri di Credazzo. L’Azienda possiede all’incirca 12 ettari, ma sono distribuiti in 16 appezzamenti, tra cui alcuni difficili da raggiungere anche a piedi. Quando si parla di agricoltura eroica, questi signori ti sbalordiscono con i loro racconti. E lo capisci da sola quanto difficile dev’essere lavorare quella zona, perché anche con la macchina fai fatica a salire date le pendenze, per non parlare dell’ampiezza delle strade: il pericolo è il mio mestiere!
La visita è resa ancora più speciale perché abbiamo il privilegio di vedere una grotta risalente alla Grande Guerra appena ritrovata, dietro uno delle tante stalle che caratterizzano il paesaggio della zona. Umberto infatti ci tiene sempre a ricordare che una volta in quel comune si coltivavano anche cereali e non solo viti, che si utilizzava il bestiame come aiuto nelle vigne già presenti sulle colline. Non si parla neanche di secoli fa, ma di 1900! Pensare che oggi Farra di Soligo è il secondo comune più vitato del Prosecco Superiore DOCG.
Proseguiamo all’interno di una stalla sulla cima di una collina, ristrutturata dalla famiglia Marchiori per accogliere i clienti con una vista spettacolare. Da lì si dominano le tre dorsali della DOCG, oltre che la pianura. Lì capisco cosa vuol dire dorsale e cosa cambia coltivare sulla prima, che solitamente è più esposta al sole ed arriva a dare acini con una concentrazione zuccherina più elevata che altrove, sulla seconda, dove si sale di quota e non sempre c’è sole nel corso della giornata, e sulla terza, in cui le inclinazioni sono da vertigine, nella quale più si sale, più escursione termica c’è e più concentrazione di aromi ed acidità le uve forniscono al vino.
Riparati dalle mura dell’ex stalla, il discorso si apre sulla candidatura della zona Conegliano Valdobbiadene DOCG a patrimonio mondiale dell’UNESCO, ampliando la discussione a quella che è la visione del territorio che l’Azienda lavora: l’impegno nel preservare le radici culturali, nel rispettare la natura attraverso coltivazione biodinamica, la presenza costante dell’uomo sui vigneti sono il fulcro di una cornice che vuole dare risalto non solo ai prodotti, ma anche all’accoglienza ed al modo di vivere tipico della zona. Il turismo infatti non manca e si vorrebbe farlo diventare una risorsa per tutti. Perché Marchiori è un’Azienda che investe nel futuro, che guarda al passato, alle radici, alla fortunata eredità, ma con gli occhi rivolti oltre, un po’ come una vite della terza dorsale: le radici vanno bene in profondità per ancorarsi al terreno impervio, come i piedi dei fratelli Marchiori, ma le fronde si espandono verso il cielo, in cerca del sole, proprio come il loro sguardo sempre rivolto all’esterno. Preservare, custodire, arricchire quello che possediamo per lasciare ai posteri un futuro degno di questo nome.
DEGUSTAZIONE
E lo si capisce anche dal vino, frutto proprio di questo modo di pensare. La famiglia Marchiori è tra le poche a coltivare tutte e 5 le varietà tipiche della zona, ed a vinificarle separatamente! Il Prosecco era fatto con queste varietà autoctone una volta: Glera tonda e lunga, Bianchetta, Verdiso, Perera. Nella loro cantina, oltre a separare le uve per appezzamento, le vinificano dividendole anche per tipologia, dando vita a delle basi per la spumantizzazione che possono tranquillamente avere vita propria. E la spumantizzazione non è da meno: sempre con i piedi nella tradizione, utilizzano molto spesso il metodo “col fondo”, ossia il Prosecco sui lieviti.
La visita infatti prosegue con un’esperienza unica: assaggio delle 5 varietà separate per poi passare al vino che le racchiude tutte. Lo scopo è quello di trovare l’aroma principale del vino in bocca ed al naso, per associarlo ad un ingrediente da assaggiare da solo, che lo esalti al massimo. Sarà poi il connubio di queste 5 varietà utilizzate nell’uvaggio del Prosecco abbinato all’unione dei 5 ingredienti che comporranno la ricetta a rivelare il meglio del meglio. Perché infatti non praticare con il cibo lo stesso lavoro fatto con il vino? Quale esperienza migliore per un sommelier amante della cucina come la sottoscritta? Vi lascio immaginare le idee che non sono emerse! Ognuno con il proprio naso ed il proprio palato, ognuno con esperienze sensoriali diverse: sono stata una privilegiata a poter condividere un momento simile con esperti del settore! Ed il tutto come se fossimo tra amici, proprio nella filosofia di SOS SOMMELIER: semplicità e familiarità! Scambio di idee, orecchie tese ad ascoltare, un flusso di sensazioni ed emozioni da custodire, proprio come la cantina fa con il vino. Aspetto però il piatto che Matteo, lo Chef, creerà per finire di deliziarmi.
Lasciandoci non poteva mancare un saluto al capofamiglia Giovanni, rientrato dalle vigne dopo un’impegnativa giornata di lavoro.
2° TAPPA
Ma la nostra non è ancora finita! C’è Giuseppe che ci aspetta presso una cantina in cui aiuta a lavorare le viti. Già, perché non contento di quanto ha da fare con l’azienda di famiglia, collabora anche con l’azienda Le Rive de Nadal.
Le Rive de Nadal, azienda a conduzione familiare, ha sede ai piedi delle colline di Farra di Soligo, quindi non abbiamo fatto tanta strada da dove eravamo. Ci accolgono con il sorriso i fratelli Guizzo, Stefano e Paolo, un po’ dispiaciuti perché con il calar del sole e la mancanza di luce di quel momento, non avrebbero potuto portarci a visitare il loro vitigno con monorotaia. Questa zona infatti vanta l’utilizzo di mezzi non proprio ortodossi per la vendemmia, poiché le pendenze sono talmente ripide che i trattori o i macchinari sono assolutamente fuori questione, anzi, si fa tutto a mano!
La famiglia è molto nota in zona per qualcosa che vino non è: gli eccellenti salumi che produce, purtroppo per noi in quantità molto limitata! Ma inversamente proporzionale alla quantità è la loro qualità: morbidi, salati e speziati al punto giusto, con una grana che si scioglie in bocca. Da ciò si vede un metodo di allevamento naturale dei maiali, non intensivo. Vi assicuro che un giro in azienda vale la pena, non solo per il Prosecco!
Infatti iniziamo la nostra visita da quella che è la sala di asciugatura dei salumi, ricavata tra mura di mattoni, perfettamente in ordine, pulitissima, con una stufa che produce la corretta temperatura. Uno spettacolo quelle “stalattiti” di maiale appese alle travi del soffitto che attendono il passaggio successivo: la stagionatura. Si cambia quindi stanza, questa volta è all’interno dell’abitazione, dove un piccolo tesoretto aspetta di venire alla luce per esprimersi al meglio se accompagnato da un buon pezzo di pane, magari tiepido, ed un bicchiere di Prosecco col fondo. Da notare una particolarità della zona, dove quasi tutte le cantine o aziende sono ricavate a lato o inglobano le abitazioni. Il nord est Italia delle aziende a conduzione familiare è sempre vivo e operoso qui. E ne sono giustamente fieri! Come poter non essere d’accordo con loro vedendo cosa sono in grado di fare?
Tuttavia Le Rive di Nadal è soprattutto vino, Prosecco Superiore DOCG col fondo, perché utilizzano il metodo dei nonni per produrre il loro vino: rifermentazione in bottiglia e messa in commercio del vino sui lieviti. L’azienda fa vinificare solo in questo modo, ma, su richiesta di alcuni clienti, produce anche Prosecco nella tipologia spumante, quello che il mercato richiede più frequentemente. L’Azienda però è conosciuta per essere rimasta fedele a quello che era il metodo di produzione tradizionale. Ancora piccola nelle dimensioni e conscia di dover progredire a piccoli passi, si appoggia ad una cantina esterna del territorio per vinificare, ma l’ottima uva che non finisce nelle loro bottiglie, è venduta alle cantine limitrofe che la ricercano e ne riconoscono la qualità.
Le bottiglie che la Cantina ha deciso di utilizzare per custodire il loro prezioso vino sono distintive del loro marchio, ossia trasparenti, poiché ben mostrano la tipica velatura di questo Prosecco, ma che ne proteggono il contenuto grazie ad un filtro UV ed alla carta con cui vengono consegnate.
DEGUSTAZIONE
La visita prosegue quindi intorno al tavolone della sala degustazioni, fornita di un caldo camino che ci accoglie con un giusto tepore, in contrasto con la freschezza del vino. Assaggiamo alcune bottiglie, partendo dall’annata presto in commercio. Si percepiscono subito le diverse estati, più calde e quindi più ricche di zuccheri, da quelle fredde, più ricche di acidità. Ad ogni modo la cremosità tipica del Prosecco col fondo è unica: la velatura intrigante non nasconde un’ottima qualità del vino. Nessun’altra tipologia può regalare queste sensazioni al Prosecco! E avendo anche un po’ più di presenza in bocca, ben si sposa con un salume ricco, come la loro sopressa pronta ad essere affettata sul tagliere di legno.
Niente di più vero che parlare intorno ad un tavolo con la gente che le mani e il cuore li mette giorno dopo giorno nei prodotti che crea e vende, attraverso fatiche, problematiche, intoppi, concorrenza, ma sempre più spesso grandi soddisfazioni.
Perché quando bevi un vino che è stato fatto non solo con la testa e le mani al portafoglio, cosa normale per far funzionare un’azienda, lo senti con le tue papille gustative e lo percepisci negli occhi e nella voce di chi te lo racconta.
E via, verso nuove avventure e bicchieri che ci aspettano!