Cabernet Franc: il duro vino per una giornata dura
Lite in ufficio
Proprio non ci credi, anche oggi quello stronzo del tuo capo ti ha fatto girare le scatole, non rispondendoti a diverse mail molto urgenti e mettendo da parte il tuo lavoro a cui tu, invece, hai dato tutto te stesso, data l’urgenza.
Per non farti mancare nulla, screzi con la tua collega, che come sempre si erge su un piedistallo ed invece di collaborare, sgomita e cerca di prendersi tutti i meriti di un lavoro fatto insieme col resto dell’ufficio, con quella nonchalance e quello snobismo che…la uccideresti. Poco ma sicuro! Per fortuna in ufficio il coltello rimasto da Natale per il taglio panettone è sparito da qualche giorno, qualcuno si è deciso ad intascarselo dopo mesi, meno male!
Stai quasi per spegnere il computer, quando ti arriva l’ultima chiamata della giornata e tu, già oltre orario lavorativo, unica persona rimasta in ufficio, per puro scrupolo, decidi malauguratamente di rispondere! Mai lo avessi fatto: il problema dei problemi, che se non si risolve, rischi non solo il posto, ma anche la reputazione! Ti assale il panico, ti si stringe lo stomaco, inizi a sudare freddo, ma per fortuna dai l’unica risposta sensata all’interlocutore in attesa la telefono, rassicurandolo e dicendogli che farai il massimo per risolvere la faccenda. Attacchi la cornetta, inizi a far girare le rotelle del tuo cervello ormai al riposo, ti vengono in mente due o tre possibilità, ma poi inizia ad uscire fumo dalle tue orecchie. Capisci quindi che dopo 10 ore ininterrotte al lavoro, una stupida merendina per pranzo, mancanza di ossigeno vero e non confezionato, non è proprio il momento per trovare la giusta soluzione. Sai invece che è il momento di timbrare il cartellino ed uscire da quella gabbia.
Preso dalla disperazione, appena monti in macchina, con tutto buio attorno, cerchi il tuo cellulare e inizi a fare chiamate a destra e a manca per trovare un’anima viva che abbia voglia di bersi un bicchiere prima di rientrare a casa definitivamente, trovandoti sommerso dalle 4 lavatrici da piegare e stendere, un frigo vuoto, secchiaio pieno, per non parlare di bollette ancora chiuse all’interno delle buste.
Finalmente trovi qualcuno che è al locale a 10 minuti da casa, lo raggiungi e quando arrivi vedi che non è solo, c’è un suo amico, che tu non conosci molto. Così ti avvicini a loro, con le spalle curve, le labbra ben serrate, che vorrebbero schiudersi e lasciare uscire un urlo disumano, lo sguardo basso misto tra “se mi parli ti uccido” e “may day- may day, stiamo affondando” e decidi di alzare la testa, salutarli alla svelta, per posare invece subito gli occhi sulla carta vini e capire se c’è il vino del momento. Sì, c’è, almeno questa giusta oggi. “Un Cabernet Franc per favore, grazie!”.
Afferri con veemenza il tuo bicchiere ed inizi ad accarezzarne il bordo. Ti fai il primo sorso, dopo averci tuffato il naso, ti riavvicini ai tuoi commensali ed inizi a parlare, prima piano, moderatamente perché con uno dei due hai poca confidenza, ma poi no, alzi lo sguardo e, fiero, anche i toni della conversazione, focalizzando sulla tua giornata orribile. Già, proprio come il vino che stai bevendo, nobile compagno di grandi uvaggi, altaleni mezze imprecazioni, a sguardi di comprensione e affetto per chi sta ascoltando, come se quel verde che ti riporta il vino, con i suoi tannini ruvidi e quelle note erbacee, che un po’ ti legano la bocca, ma che ben si sposano con la frutta rossa ed il calore del vino, avessero svegliato il selvaggio ed incontrollabile che c’è in te.
Decidi quindi di continuare ad assetare le tue fauci finché non avrai svuotato completamente la rabbia che si è creata nella giornata e nel frattempo inviti i tuoi ascoltatori ad andare a mangiare una bistecca, magari al sangue, o anche un hamburger, accompagnati da verdure ai ferri, che ben si sposano con quel vino che hai intenzione di continuare a bere, preservando un po’ di lucidità per la battaglia che ti aspetta l’indomani.