Chianti
Tra i vini rossi italiani spicca per fama e bontà il Chianti. Il fascino che conquista il suo pubblico è innegabile, uvaggio di Sangiovese misto al paesaggio delle colline senesi: Chianti colli senesi è proprio il binomio che lo accompagna.
Tra i vini toscani è un rosso che non teme rivali, neppure tra i super tuscan, anche se forse un po’ più umile nel presentarsi a naso e occhi. La sua zona di produzione è vasta e coinvolge ben due province toscane, Firenze e Siena. E come la terra dove lo si coltiva ha una sua nobile storia, così il nostro vino può vantarsi di avere degli antenati nel periodo più florido di questa regione.
STORIA
leggi di più
Partendo ben prima dell’epoca dei Medici, il Chianti, inteso come zona, vanta tradizioni vinicole già in epoca etrusca e romana. Ma è con il 1200 che testi scritti riportano il nome di Lega del Chianti intesa come gruppo di viticoltori che riuniva alcuni produttori dei comuni dell’attuale Chianti Classico che fornivano un vino rosso da uve Sangiovese. Le radici di questo vino rosso toscano sono quindi molto ben fondate.
E proprio l’insegna di questa Lega è il simbolo che tutt’oggi viene utilizzato dal Consorzio di tutela del Chianti Classico: il gallo nero.
Un secolo più tardi il vino rosso prodotto da uve Sangiovese prendeva definitivamente il nome di Chianti, distinguendolo da tutti gli altri della zona.
Ma è nel ‘700 con i Medici che la tutela di questo prodotto assume proporzioni notevoli ed ammirevoli: fu infatti emanato un Bando con il quale se ne prevedeva la tutela e si definivano le zone di produzione, proprio come oggi sono emessi i Disciplinari delle DOC e delle DOCG. Nel 2016 il Chianti ha infatti compiuto 300 anni, che il Consorzio per la tutela del Chianti Classico ama descrivere come vissuti a “cresta alta”, riprendendo il simbolo del gallo nero.
Nell’800, grazie ad un’intuizione del Barone Bettino Ricasoli, si approfondirono le tecniche di vinificazione, iniziando a parlare chiaramente delle caratteristiche che apportava ogni vitigno utilizzato nell’uvaggio di questo vino toscano, Sangiovese, Canaiolo, Malvasia, ma soprattutto si migliorò la tecnica di vinificazione del vino, introducendo il così detto “governo”, ossia l’appassimento delle uve che conferisce al prodotto finale più morbidezza e meno aggressività.
Ma è nel ‘900 che il Chianti diventa simbolo d’italianità e spopola: famoso negli USA grazie al celeberrimo fiasco di vino, fa conoscere la Toscana al grande pubblico. Consorzi di tutela del Chianti Classico e del vino Chianti nascono assecondando la regolamentazione sempre più attenta, che amplia e distingue bene i vari territori di produzione per far fronte alla crescente domanda, mettendo una netta separazione tra Chianti e Chianti Classico.
LEGISLAZIONE
leggi di più
Inizialmente non c’era differenza tra le due denominazioni e il disciplinare della Doc che riguardava le zone d produzione di questi vini faceva rientrare il Classico come una sottozona della più generica regione produttiva del Chianti. Con l’evoluzione da DOC a DOCG del 1984 non era ancora stata prevista questa distinzione ed il disciplinare DOCG continuava a parlare di sottozona del Classico. E’ stata con la modifica del 1996 al disciplinare della DOCG che il Chianti Classico ha dato il via alla sua indipendenza dalla regolamentazione del generico Chianti ed ha ottenuto il suo disciplinare:
- CHIANTI DOCG: le zone di produzione sono Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli, Rùfina.
- CHIANTI CLASSICO DOCG: la zona è delimitata dal fiume Greve a nord, dai fiumi Pesa ed Elsa a ovest, a sud dall’Ombrone e dall’Arbia ed a est dai Monti del Chianti.
Il Consorzio del Chianti Classico è un organo particolare, che racchiude in sé tutte le categorie produttive del Classico, avendo cura di applicare e sorvegliare la regolamentazione prevista dal disciplinare. E’ ben distinto dal Consorzio vino Chianti, che invece racchiude oggi circa 3.000 produttori.
I disciplinari prevedono per il Chianti che l’uvaggio sia composto almeno dal 70% da Sangiovese, mentre per il Chianti Classico il minimo sale all’80%.
VINIFICAZIONE
leggi di più
La vinificazione è quella tipica in rosso: dopo la vendemmia, segue una diraspapigiatura con pressature delle uve a contatto con le bucce per far ottenere il tipico colore rubino al vino. La fermentazione può continuare a contatto con le bucce. Pratica certa, però, è quella del “governo all’uso Toscano”, ossia, in seguito alla svinatura, avviene una rifermentazione a contatto con le stesse uve impiegate nella prima fermentazione, e contemplate da disciplinare, che hanno subito un breve appassimento. Come in ogni DOCG, anche in quelle del Chianti e Chianti Classico tutte le operazioni di vinificazione ed imbottigliamento devono avvenire all’interno dei territori menzionati da regolamento. Particolare attenzione è data all’affinamento, che per un Chianti Classico vuol dire entrare in commercio non prima del 1 ottobre dell’anno successivo alla vendemmia, ossia 11 mesi minimo di affinamento, per non parlare del Chianti Classico Riserva con minimo 26 mesi di affinamento.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
leggi di più
Le due tipologie sono molto simili, anche se le tecniche di vinificazione e l’attenzione dedicata al Classico lo rendono più predisposto a lunghi affinamenti.
La tendenza è quella di rendere un vino dalla media struttura e profondità, un vino più aggraziato ed equilibrato, con una struttura più importante.
Il suo vivace manto rubino con riflessi granati, a volte molto inteso e fitto, fa già pensare ad un vino rosso di carattere. Al naso le note sono cariche come alla vista, rosse e viola, di marasca, frutta sotto spirito e confetture, more e lampone, ma anche floreale, con la tipica viola mammola. Si percepiranno delle note verdi, anche di terra, muschio o sottobosco, e, a seconda dell’evoluzione, spunteranno anche aromi speziati, dolci e pungenti.
Al palato non potrà quindi che rivelare i profumi già incontrati al naso, secchi e non troppo dolci: un corpo che riempie la bocca, con un tannino non troppo irruente, morbidezza data dal passaggio sulle uve appassite, che regalano sia quelle note più granate, più speziate e più evolute agli occhi ed al naso, ma anche un buon concentrato di glicerina che serve a bilanciarne l’equilibrio. Nell’insieme rivela una certa eleganza, con una persistenza che nel finale riporta alla memoria, oltre alla frutta, una nota leggermente amarognola.
ABBINAMENTI
leggi di più
Cosa meglio accompagna un chianti di una succulenta bistecca “fiorentina”?! Già, la tradizione vince sempre su tutto il resto, ma vi assicuro che questo è un vino che potrete facilmente abbinare, anche a formaggi, toscani o non, meglio se leggermente stagionati, piuttosto che a salumi, anche ben speziati. Un abbinamento che ho provato e mi ha piacevolmente stupito è con la classica fettunta (pane scaldato, ripassato con aglio e poi olio) insieme ad un po’ di buon lardo…ma perché non provarlo in abbinamento a spezzatini, anche di carni non propriamente rosse. E non scordiamoci Lilli ed il Vagabondo, con il loro bel piatto di pasta con polpette al sugo…almeno da provare!
SERVIZIO
leggi di più
Allegria e divertimento, un po’ come le persone che abitano la terra che gli dà i natali. Quindi meglio di un barbecue con famiglia e amici non c’è per consumarlo.
Rigorosamente servito in calici ampi ad una temperatura di 14°-16° per i più giovani, salendo per le Riserve o le bottiglie che hanno lungo invecchiamento in cantina.