Aglianico del Vulture
Un vino rosso che può stupire è l’Aglianico del Vulture, originario della zona del Vulture nel nord-ovest della Basilicata, da uve rosse autoctone anch’esse chiamate Aglianico.
Chiamato molto spesso il Barolo del Sud, questo vino nasce tra i 200 e gli 800 msld sulle pendici del Monte Vulture, vulcano inattivo da millenni, da cui trae tutto il suo carattere. I terreni infatti che circondano la zona sono tutti dediti all’agricoltura, poiché le condizioni climatiche, del suolo e idriche sono ideali e le migliori dell’intera regione. L’Aglianico del Vulture è infatti una delle DOCG vanto del Sud Italia e l’unica della Basilicata.
STORIA
leggi di più
L’Aglianico ha origini molto lontane, sembra stato importato in Italia dai greci tra il VII e il VI secolo a.C. e già in epoca romana ci sono testimonianze e reperti che parlano di viticultura ed enologia nella zona del Vulture, dedita alla venerazione di Dioniso, poi divenuto Bacco con l’inglobamento della Magna Grecia nell’Impero Romano. Fatto sta che si attribuisce l’attuale nome del vino e del vitigno all’arrivo degli aragonesi, che nel XV secolo governavano il sud Italia.
La prima fase di notorietà della zona è da ricondurre già all’epoca di Annibale, che dopo la vittoria sui cartaginesi, mandò il proprio esercito a ristorarsi proprio in Basilicata, nella zona del Vulture, piuttosto che ci sono delle testimonianze scritte da parte di Orazio, poeta latino originario di Venosa, città vicina al nostro vulcano inattivo.
Si riconduce l’Aglianico al Falerno, ma la letteratura nel corso dei secoli è ricca di richiami a questo vino rosso corposo ed importante, chiamato spesso vino di Melfi, ad esempio al tempo degli angioini, periodo in cui furono emanati degli editti in tutela e protezione dei vitigni presenti nel Vulture, poiché fonte di vino eccellente per le corti ma anche da commerciare fino a Firenze.
Grazie a queste tutele, la viticoltura diventò sempre più importante in Basilicata, fino ad arrivare ad essere la principale coltura del Monte Vulture, che nel 1400 risultava interamente coperto di viti. Ed è in quest’epoca che nacquero le prime cantine ricavate all’interno di grotte, pratica attualmente mantenuta dove possibile.
Con l’arrivo dell’epoca moderna l’Aglianico del Vulture inizia ad acquisire sempre più notorietà, arrivando ad essere uno dei vini presentati durante l’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e rientrando in un trattato sull’enografia redatto da un gruppo di studiosi internazionali a Parigi.
La nascita della DOC risale al 1971, ma è nel 2010 che la tipologia superiore ottiene la Denominazione di origine controlla e garantita, iscrivendo questo vino tra le star del panorama italiano.
LEGISLAZIONE
leggi di più
Con il disciplinare della DOC Aglianico del Vulture sono state gettate le prime fondamenta di tutela di questo vino rosso lucano, fissandone uve e terreni di provenienza, gradazione alcolica minima, invecchiamento obbligatorio, distinguendo tra tipologia “vecchio” e “riserva”, poi divenute DOCG:
- DOC: 100% aglianico, sia come vino fermo, per cui è previsto un minimo di 1 anno di invecchiamento, sia in versione spumante, rosso, con gradazione alcolica minima di 12% vol.
- DOCG: arriva dalla “riserva” della DOC, 100% Aglianico, versione ferma con 3 o 5 anni di invecchiamento a seconda della tipologia.
VINIFICAZIONE
leggi di più
Il procedimento per ottenere l’Aglianico del Vulture è la classica vinificazione in rossa, che inizia con una diraspapigiatura ed una seguente macerazione del mosto sulle vinacce, momento in cui il vino acquista il suo colore. Può durare più o meno a lungo, a seconda del prodotto che ‘enologo vuole ottenere. Una volta fermentato il mosto, il nostro vino viene svinato, ripulito e messo ad affinare. Per quanto riguarda la DOCG il vino non può essere messo in commercio prima del 1 novembre del terzo anno dalla vendemmia, dopo almeno 12 mesi di botte e 12 mesi di affinamento in bottiglia. Per la tipologia “Riserva” invece è previsto un minimo di 5 anni di invecchiamento dalla vendemmia, di cui almeno 24 mesi trascorsi in botti di legno e 12 in bottiglia. Da ricordarsi che di questo vino è sempre avere una bottiglia a portata ed una da conservare a lungo in cantina!
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
leggi di più
L’Aglianico del Vulture è un’uva che tinge profondamente il vino, lasciando un’impronta preziosa rubino-granato, con dei forti accenti granati a seconda dell’età.
Anche al naso si rivela più intrigante e gentile con l’invecchiamento, ma gli accenni di frutta, piccola, bacche nere e rosse come more e lamponi, è sempre presente, più o meno matura, con accenti di confetture e sotto spirito. Da non trascurare tutte le note speziate dolci, ma anche pungenti, come la mineralità, che fa risalire tutto il terreno vulcanico alle narici. Più evoluto sarà, più note animali, di cuoio o pelliccia, potranno emergere.
Le sensazioni che si avvertono al palato non sono distanti da quanto avvertito all’olfatto: una mineralità spiccata, assieme ad un tannino a volte ancora ruvido si accompagnano ad un’avvolgente morbidezza ed alcolicità che bilanciano le note più dure, dando una struttura importante all’Aglianico. La tipica sensazione di velluto, quindi di tannino affinato e arrotondato, è facile da percepire con i vini più maturi, ma già la si intuisce in quelli più giovani. Note lunghe di frutta e leggermente amarognole continuano a ritornare e a riportare alla mente il vino appena bevuto, lasciando bocca, naso e mente aggrappati al bicchiere.
ABBINAMENTI
leggi di più
Mi piace pensarlo in solitaria come prima cosa, confortante, che abbraccia e riscalda le serate. Ma decisamente da provare anche con uno spiedo, o una grigliata, con cui la struttura possente possa sposarsi a dovere. Ma anche con lasagne o pasta fresca condita con sugo di carne, sia rosso che bianco, magari aromatizzato con un po’ di timo fresco, che ben si amalgama all’alcolicità ed alla lunghezza del vino. Da non scordarsi i formaggi, stagionati, magari accompagnati da una confettura od un miele…ne resterete stupiti.
La cucina lucana poi regala ottime ricette con carne, anche pecora, agnello o selvaggina delle brulle terre che popolano la Basilicata, che possono ampiamente soddisfare l’incontro con l’Aglianico.
SERVIZIO
leggi di più
Davanti ad un caminetto, o per un romantico tête à tête come scalda ambiente. Rigorosamente servito in ampi calici, anche baloon, ad una temperatura di 16°-18° per le tipologie più giovani, per salire a 18°-20° con i vini più maturi.